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Che fare? Il nostro dibattito sul voto all'Ordine
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Convivere negli enti di categoria è sempre difficile. Stavolta, per le prime elezioni dell’Ordine dopo l’avvio della riforma, sembrava si fosse trovato un buon equilibrio. Nuova Informazione aveva proposto una lista tra le aree di maggioranza favorevoli alla riforma, che non la avessero ostacolata o che ne accettassero pienamente le conseguenze. E quindi un impegno per arrivare finalmente alla via unica di accesso, universitaria, per ripulire finalmente gli elenchi dell’albo da chi non fa o non ha mai fatto il giornalista, per dare sempre più dignità alla formazione, per ottenere che finalmente l’Ordine Nazionale lavori insieme agli altri Enti e la categoria non si debba presentare divisa di fronte al Governo e al Parlamento. E ovviamente si era parlato anche di nomi, con la proposta di appoggiare la candidatura a Presidente dell'Ordine nazionale di Carlo Verna e di sostenere la conferma alla Presidenza dell’Ordine lombardo di Gabriele Dossena che in questi anni è riuscito a riallacciare egregi rapporti anche con l’Alg, dal terreno della formazione a quello dei servizi. Poi qualcosa si è rotto e c’è stata la marcia indietro su Dossena prima e su alcuni temi programmatici poi. È per questo che si sono presentati al voto tre schieramenti, e quello formato da Nuova Informazione e Impegno Sindacale Unitario è risultato perdente. A scrutinio ultimato e con la formalizzazione di rinuncia al ballottaggio da parte di tre colleghi rimangono in lizza, per la nostra area, Gegia Celotti e Luisella Seveso. Ci sono state delle proposte di alleanza, è stato prospettato che altri avrebbero potuto rinunciare al ballottaggio per consentire la partecipazione a ulteriori nostri candidati, abbiamo discusso e come è evidente dai racconti che sono circolati, ci siamo trovati su posizioni diverse all'interno della nostra componente. Alla fine abbiamo declinato l’offerta, mantenendo però una posizione aperta: per essere chiari fino in fondo non abbiamo imposto alcun bavaglio e anzi pubblichiamo le motivazioni delle due linee di pensiero emerse.