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Caro senatore ti scrivo


di Giovanni Ruotolo*
(lettera aperta ai senatori della Commissione Lavoro) Una persona senza lavoro, oppure senza un lavoro che gli permetta, per dirla, con la nostra Costituzione “un'esistenza libera e dignitosa” non è una persona libera. Non faccio distinzione fra un lavoro e un altro. Per me non ci sono lavori “nobili” o lavori “umili”. È vero che ci sono lavori che non sono alla portata di tutti, che richiedono particolari esperienze, capacità e talenti, ma non è vero il contrario. Non c'è nessuna persona al mondo che non meriti, con il suo lavoro, di procurare il giusto sostentamento a se stesso e alla sua famiglia e di dare un contributo alla comunità con i frutti della sua fatica, del suo impegno, delle sue capacità.
        In questo periodo fra le molte delicate questioni di cui vi state occupando c'è anche il disegno di legge sull'equo compenso. Nella mia vita di giornalista precario (condizione spesso mascherata, per vergogna sotto l'edulcorata ma falsa autodefinizione di freelance) ho avuto modo di sperimentare sulla mia pelle sia la disoccupazione, sia la necessità di svolgere un lavoro sottopagato oltre il limite di ogni decenza. Ho anche avuto modo di constatare come la mia ricerca di altri lavori possa essere snervante, mortificante e infruttuosa. Il motivo che mi spinge a scrivervi per pregarvi di dare il vostro sostegno alla legge sull'equo compenso, è il desiderio di darvi una piccola testimonianza dell'amarezza, del senso di inutilità che si prova in entrambe queste condizioni, della sensazione di vivere una vita vuota, senza prospettive per il futuro e senza la libertà di potersi creare una famiglia.
 Tutt'oggi sono ancora a carico dei miei genitori e questo non è normale, non è giusto, non è dignitoso. Ogni giorno mi devo scontrare con una realtà che mi nega la speranza. Colloqui di lavoro faticosi e inutili, al limite della presa in giro, offerte di lavoro e annunci che sono per lo più illegali e discriminatori e, quando c'è un po' di lavoro, con compensi ridicoli, simili a paghette infantili (e anche questo che tiene intere generazioni in condizioni pre adolescenziali) e non a eque retribuzioni per cittadini e lavoratori adulti, liberi e responsabili.
Per questo motivo mi permetto di rivolgermi a voi, inviandovi questo testo. Non sto reclamando solo un diritto, più volte enunciato nella Costituzione, sto reclamando anche il mio dovere di non essere una persona inutile e di poter fare il mio dovere, di qualunque lecito lavoro si tratti.
So che ognuno di voi lo leggerà con attenzione alla luce del suo vissuto, delle sue convinzioni politiche e delle sue esperienze. Con tutto il cuore, però, vi scongiuro di voler convenire su una cosa: che la mancanza di dignità del lavoro è la mancanza di dignità di tutta la vita e per questo vi chiedo di voler sostenere la legge sull'equo compenso e vi ringrazio sinceramente per quanto riterrete di fare.
* Giovanni Ruotolo, Freelance, iscritto all'ARS del Piemonte, Componente della Commissione Nazionale Lavoro Autonomo della  FNSI
       
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