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Calzini, braghe, mortadelle e pianisti da bordello


di Marina Cosi So' consolazioni... Intendo dire la conferma della sanzione, da parte della Cassazione, al direttore di Videonews Claudio Brachino per il servizio sui "calzini del giudice Mesimages-3iano". Conferma della sanzione comminata dall'Ordine della Lombardia (poi approvata dall'Ordine nazionale). Nelle due agenzie a seguire i particolari, precedute da alcuni dati sull'ottimo lavoro del Consiglio (anzi, dei Consigli, sono due) presieduto da Letizia Gonzales, ma prima vorrei segnalare una mia personale quanto insignificante riflessione sulla lentezza con cui le cose cambiano in questa professione. Come sanno tutti i milanesi in piazza Oberdan c'è la pubblicità del quotidiano Libero accompagnata da una scritta scorrevole luminosa di "notizie". Cioè in Porta Venezia, là dove, in cima al palazzo che "apre" corso Buenos Aires, un tempo c'era l'insegna dell'albergo, anzi della locanda Promessi Sposi... Ero lì che aspettavo il tram numero 9 (mi sembra di essere in una canzone di Jannacci) e assieme a tutti gli altri, naso all'aria, leggevo "LIBERO: inciucio! Mortadella incontra in segreto Casaleggio...". Mortadella? Mortadella?? Notizia ripresa dal Messaggero il quale, guarda caso, l'aveva lanciata in concomitanza con l'arrivo in piazza a Roma di Grillo. Ero in quello stato d'animo per cui, se un altro passeggero Atm lì accanto m'avesse chiesto che mestiere facevo, avrei risposto come Jacques Séguéla che no, "non dite a mia madre che faccio il pubblicitario, lei sa che faccio il pianista in un bordello". E ora l'informazione sull'impegno dell'Ordine lombardo e quindi i due lanci d'agenzia. Ogni anno giungono 500 esposti nella sede milanese di via Jacopino da Tradate, molte le sanzioni, alcune che hanno ottenuto grande rilievo per la notorietà dei colleghi. Le sanzioni lombarde sono tecnicamente costruite in maniera così stringente da venire ratificate dal nazionale dal ricevere riconoscimenti di inappuntabilità dalla magistratura milanese. Ecco le agenzie: ADNKRONOS - Roma, 22 febbraio 2013.  E' legittima la sospensione di due mesi  inflitta dal Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti a Claudio Brachino che, in qualita' di direttore di Videonews, mando' in onda un filmato su Raimondo Mesiano, giudice del  Tribunale di Milano,  autore della sentenza Fininvest-Cir, nel quale veniva ripreso mentre passeggiava a Milano, fumava qualche sigaretta, sedendosi su una panchina. Tutte queste azioni, nel servizio, venivano definite 'stranezze', compreso il fatto che il giudice indossasse dei calzini azzurri con mocassini bianchi. Da qui la sospensione per due mesi inflitta al giornalista che in Cassazione ha lamentato il fatto che le scuse che successivamente aveva rivolto al magistrato non erano state tenute in alcun conto.  La Terza sezione civile ha respinto il ricorso di Brachino e ha evidenziato che la sentenza d'appello che gia' aveva convalidato la legittimita' della sanzione disciplinare "va interpretata nel senso che il riferimento alla 'tollerabilita'' va inteso come compromissione della dignita' professionale, cui e' evidentemente correlata la sanzione inflitta, nel senso che qualsiasi riduzione di tale sanzione, consentendo al giornalista Brachino di restare iscritto all'albo, avrebbe compromesso la dignita' professionale". Per effetto della bocciatura del ricorso, il giornalista dovra' sborsare 8.200 euro di spese processuali. (ANSA) - Roma, 22 febbraio 2013.  Le scuse pronunciate sono state l'occasione per domande ''provocatorie'', inoltre la violazione della privacy e' stata ''eccedente'' rispetto al trattamento dei dati personali nell'esercizio della professione giornalistica: giustamente, dunque, il direttore di videonews Claudio Brachino e' stato sanzionato dall'ordine dei giornalisti con la sospensione di due mesi per il servizio andato in onda a ''Mattino 5'' sul giudice Raimondo Mesiano. Lo ha stabilito in ultima istanza la terza sezione civile della Cassazione, rigettando il ricorso di Brachino nei confronti della sentenza d'Appello che aveva confermato il giudizio di primo grado.   Il servizio incriminato riguardava il giudice del Tribunale di Milano che aveva condannato in sede civile la Fininvest ad un risarcimento di 750 milioni nei confronti della Cir: Mesiano era stato filmato per le strade di Milano e alcuni suoi comportamenti (ma anche i suoi calzini azzurri) erano stati  definiti ''stranezze''.    La Suprema Corte ha sposato la tesi della corte d'Appello di Milano secondo cui ''la volonta' di scusarsi e' stata solo l'incipit per introdurre una serie di domande, ancora una volta provocatorie ed insinuanti e non l'occasione per consentire al magistrato di esprimere liberamente la sua opinione sull'accaduto'', essendo evidente - motiva la terza sezione civile - come ''la volonta' di scusarsi sia condizionata alla accettazione da parte di Mesiano dell'invito''.    Inoltre, sottolinea la Cassazione, al giornalista ''e' consentito divulgare dati sensibili senza il consenso del titolare'', a condizione che la divulgazione ''sia essenziale'' e ''indispensabile''.
       
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