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Anche noi ci chiamiamo Giovanni Tizian


Giovanni Tizian vive sotto scorta. Lui, giovane giornalista, precario, ma con una passione immensa. Lui che rischia e ama il proprio lavoro, che per pochi euro, al Nord come altri colleghi al Sud, mette in gioco la propria vita per far conoscere a tutti la realtà della mafia. Da anni collabora con la Gazzetta di Modena, da anni si occupa di mafie al Nord. Delle cosche d’Emilia. Lo fa in un'Italia dove di mafia non si parla più, ma si continua a morire, dove il precariato resta sempre un fantasma, senza dritti e senza futuro. Oggi lo fa anche sotto scorta. E non è facile, perché vivere sotto scorta ti cambia. Cambia la quotidianità. Dalla spesa all’organizzazione del lavoro, dal programmare le interviste al pianificare la propria vita con minuziosa attenzione. Ma la voglia di andare avanti è più forte. Perché raccontare il potere delle mafie al Nord vuol dire raccontare il lato oscuro del Paese. A lui la nostra solidarietà e quella di tutto il sindacato.  

GIOVANNI TIZIAN, FREELANCE COSTRETTO A VIVERE SOTTO SCORTA:

SOLIDARIETA’ DELLA COMMISSIONE NAZIONALE LAVORO AUTONOMO FNSI

 La Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi, il sindacato unitario dei giornalisti italiani, esprime solidarietà e vicinanza al collega freelance Giovanni Tizian che, indagando da Modena sulle infiltrazioni mafiose al Nord, si è visto costretto a vivere sotto scorta della polizia. La Commissione, aderendo alla campagna di solidarietà "Io mi chiamo Giovanni Tizian” promossa dall’associazione antimafie “daSud”, si dichiara pronta a partecipare ad iniziative in appoggio al collega, e sul tema del fare informazione da precari in contesti a rischio, sottoposti a influenze e minacce della criminalità organizzata. Va infatti sottolineato che Giovanni Tizian non è solo un giornalista impegnato con riconosciute capacità su temi delicati e pericolosi, ma anche che è un giovane precario senza contratto, pagato come la stragrande maggioranza dei freelance pochi euro a pezzo, senza sicurezza di prospettive professionali, e senza le tutele di cui godono i giornalisti contrattualizzati e i volti famosi delle prime serate tv. Oggi una sempre maggior parte dell'informazione italiana si basa sul lavoro serio, appassionato e sottopagato di tanti giornalisti freelance e precari. Le cui difficili condizioni di lavoro e di vita però raramente destano interesse; almeno fintantoché un giorno uno di questi non deve vivere sotto scorta, o non gli viene fatta esplodere una bomba davanti a casa (com'è accaduto poche settimane fa alla freelance pugliese Rosaria Malcangi), o magari fino a quando non sopportando più una sopravvivenza sempre precaria si toglie la vita (come ha fatto nel giugno scorso il collega freelance pugliese Pierpaolo Faggiano). Riteniamo che tutti quanti hanno a cuore la libertà e la dignità del lavoro debbano far sentire   sempre la vicinanza ai colleghi per quell’impegno spesso oscuro, tenace, ma anche rischioso, che è il giornalismo ben esercitato. In questo senso la Commissione lavoro autonomo della Fnsi si sente impegnata, sia nelle iniziative di solidarietà al collega Tizian, che di informazione e dibattito su queste problematiche.

(12 gennaio 2012)

Il segretario generale aggiunto Giovanni Rossi ed il Coordinatore Maurizio Bekar, delegati alla Commissione lavoro autonomo della Fnsi
       
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