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Altre bufale e giornalisti pigri


Concordo con le elementari osservazioni di Achner, oggi su Giornalisti Italiani su Facebook, sotto il titolo "Giornalismo all'italiana. Fascismo, bufale e malafede", Saverio. di Wolfgang Achtner. In prima pagina, accompagnata da un titolo che strilla "Quando Beppe Grillo era fascista", "il Giornale" oggi in edicola utilizza una vecchia foto scattata sul set di un film, in cui il comico genovese indossa la divisa dell'esercito italiano e fa il saluto romano, per imbastire un servizio in cui si sottlineano con malcelato piacere i connotati "fascisti" del Movimento 5 Stelle e del suo leader. E' evidente per chiunque si prenda la briga di leggere il pezzo che la conclusione a cui è arrivato l'autore è basato su dettagli insignificanti o inesistenti, per cui il titolo e il servizio non sono altro che una bufala creata ad hoc per creare polemiche utili per screditare Beppe Grillo e aumentare la tensione del dibattito politico, accreditando la tesi di una presunta "guerra" in atto tra il Movimento 5 Stelle e il PD al fine di screditare entrambi e contribuire in qualche misura al rilancio di un centrodestra italiano, che dopo l'uscita di Silvio Berlusconi da Palazzo Chigi, ha perso ogni credibilità. Ciò che effettivamente è in corso tra il M5S e il PD, è un acceso e interessante scontro politico fra un movimento in crescita, o meglio di un partito innovativo che rifiuta di essere definito come tale e si distingue dagli altri partiti perchè è l'unico che ha saputo sfruttare la rete e i social media per diffondersi e perché sostiene di voler inviare in Parlamento "cittadini" al posto della "casta", e un partito tradizionale, già di sinistra e che pur trovandosi nella condizione essere il potenziale maggior beneficiario della dissoluzione del centrodestra, è in crisi - anche per colpa dei vecchi dirigenti che rifiutano di abbandonare la scena e impediscono la costruzione di una leadership costituita da facce nuove e incontaminate - e alla ricerca di una nuova identità. Questa bufala odierna de Il Giornale segue una settimana in cui sono stati versati fiumi d'inchiostro per commentare una presunta battuta del segretario del PD, Luigi Bersani, che avrebbe descritto Grillo e i suoi seguaci come i "fascisti del web".L'aspetto più impressionante di questa vicenda è che Bersani non ha mai pronunciato questa battuta che gli è stata impropriamente attribuita, come si può facilmente verificare nel video in cui il segretario del PD - parlando al Festival de l'Unità, a Reggio Emilia - dice che, sul web, ci sono alcuni che attaccano i partiti e usa le seguenti, testuali, parole: "Io vedo, anche rivolto al nostro partito, voglio dirlo da qui, correre sulla rete dei linguaggi del tipo: 'Siete degli zombie, siete cadaveri ambulanti, vi seppelliremo, vi seppelliremo vivi'. Sono dei linguaggi fascisti, fascisti, e a noi non ci impressionano (...)".E' evidente che c'è una notevole differenza tra un'accusa rivolta ad un gruppo di persone che vengono definiti come i "fascisti del web" (un fatto, insisto, che non è mai avvenuto) e la descrizione di un linguaggio violento come di un "linguaggio fascista".Ci tengo a sottolineare che, sul web, alcuni commentatori tra cui Arianna Ciccone di Valigia Blu, hanno evidenziato questo falso, ma è veramente impressionante il fatto che si sia montato un caso politico su una battuta che non è mai stata detta.Trovo ancor più impressionante e grave il fatto che non c'è stato un solo giornalista delle principali testate - inclusi tutti i quotidiani e i telegiornali nazionali - che si sia preso la briga di effettuare un semplice controllo per verificare cosa avesse detto veramente Bersani.
       
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