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Alle radici della legge bavaglio


Ottimo anche se non abbondante, l’incontro seminariale  "Lo scudo di carta" – Ovvero come la libertà si difende con una stampa libera -  al Circolo della Stampa, stamane. Una quarantina di colleghi in sala e quattro tv presenti per servizio,  quattro relazioni lunghe, toste e concettose, niente dibattito. (testi in coda). Era una sfida, nella convinzione che ci fosse in giro una rinata voglia di fondamentali, di temi trattati con competenza e serietà, dopo troppi cazzeggio e approssimazione ("creatività italiana" è stato a lungo lo stupido alibi del pressapochismo), avendo capito insomma che la superficialità è in sé una truffa, che ti ruba tempo senza darti nulla di nuovo in cambio. In politica come sul lavoro e nel sindacato (per me anche nelle relazioni personali, ma sarebbe un altro discorso...). Man mano che perverranno inseriremo i testi delle relazioni ed i link di alcuni servizi video.  Per ora brevi cenni. Il professor Nicola Del Corno ha fatto un magnifico lavoro, illustrando com'era la stampa, quale la sua diffusione ed influenza, a Milano dal '48 sino a ridosso dell'unità d'Italia; vivace e battagliera, nonostante i continui agguati all'art. 1 dello statuto albertino, ma anche profondamente reazionaria in alcuni fogli. Quindi Giancarlo Tartaglia ha raccontato - per il periodo dal '98 ai primi del Novecento - la resistenza dei giornalisti in tempi di repressione, il carcere, le testate chiuse, lo stato d'assedio a Milano e nel resto del Paese, ma anche le centinaia di migliaia di firme di lettori in loro difesa e il vittorioso filibustering alla Camera contro le leggi bavaglio dell'epoca. Quindi è stata la volta delle donne lombarde e del loro "spirito del fare" (quel che si può fare e si vuole, lo si fa senza attendere permessi), anche nel giornalismo, raccontate da Marta Boneschi spaziando per cent'anni dal '48 al dopo prima guerra mondiale. Infine il presidente Roberto Natale ha concluso occupandosi dei bavagli alla stampa tentati nella contemporaneità, sotto ogni latitudine governativa, da Gasparri a Mastella all'attuale sulle intercettazioni. Concludendo però con parole d'ottimismo per la crescente consapevolezza dei cittadini sui loro diritti ad essere (ben) informati. Da questo tessuto di ricostruzione storica d'un secolo e mezzo d'Italia visto attraverso la carta stampata di Milano emergeva chiaro, senza neanche vi fosse il bisogno di sottolinearlo, quanto il potere usi sempre le stesse armi e punti sempre agli stessi fini (nella proposta di legge del governo Pelloux e in questa del governo Berlusconi addirittura si ripetono le stesse proposte con le stesse frasi). Conoscere i ciclici assalti dei poteri (politico, ma anche economico), come pure le strategie messe in atto per contrastarli è fondamentale per agire con consapevolezza e minimizzare gli errori. Ecco, questo vorrebbe essere il contributo di Nuova Informazione, conoscere, riflettere, aggiornare: non un contributo settario, ma uno strumento offerto al sindacato per avanzare tutti assieme. Siamo partiti da alcune idee chiare sul 150enario d'Italia (l'unità e la libertà sono valori nostri, dei democratici, ed è ora che ce li riprendiamo) e da un'attitudine strutturale nostra a partecipare alle battaglie civili (da qui il tricolore, sì, ma col fiocco bianco della rinascita ai valori del '48 e del '61, ripulito da tutti i nazionalismi che l'avevano imbrattato), siano esse battaglie per la dignità delle donne, per la cultura e la scuola e l'acqua... Quindi  abbiamo cercato delle competenze che ci potessero spiegare come a Milano e da Milano si sia storicamente sviluppato il contrasto fra un potere che tende anche violentemente a sottrarsi al controllo dei cittadini e il diritto/dovere d'informare e di conoscere dei giornalisti e dei loro lettori. Speriamo d'esserci riusciti. L'attenzione dei partecipanti al mini-seminario di oggi direbbe di sì. Marina Cosi
       
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