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Alg, la gestione casereccia di un bilancio bimilionario


di Nuova Informazione imageIl 28 febbraio si è riunita l'assemblea dei soci dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti per l'esame e l'approvazione del bilancio consuntivo 2013 e del preventivo 2014. Dei 5751 soci una sessantina soltanto ha partecipato, di persona o per delega. Il bilancio 2013 chiude con un avanzo di 14.447,51 euro, su un totale di 1.975.720,99 euro di entrate. Il Collegio sindacale aveva espresso all'unanimità parere favorevole, l'Assemblea, come il Consiglio direttivo nella sua ultima riunione del 18 febbraio, ha approvato a maggioranza, con un voto contrario e un 20% di astensioni, quelle di Nuova Informazione. Sul bilancio in sè la critica di fondo è una: non c'è traccia della restituzione del prestito che nel 2011 l'Alg fece al Circolo della Stampa, 100.000 euro da restituire in dieci anni con un tasso di interesse del 4,5%. E, come ha confermato Giovanni Negri, su quel prestito esiste una documentazione costituita soltanto da una ricevuta. Allora votammo contro l'esborso, ma non ci aspettavamo certo che un giorno il presidente della Lombarda, ai tempi anche presidente del Circolo, ci potesse dire, candidamente, che non esiste un contratto. Mentre sapevamo benissimo che la teoria secondo la quale il Circolo avrebbe prodotto utili da destinare al sostegno dell'attività del sindacato non avrebbe retto alla prova dei fatti. Il motivo politico sostanziale della nostra astensione è però il bilancio sindacale di questa legislatura. Dopo il Congresso di Bergamo decidemmo di sostenere una maggioranza ampia, sia a Milano sia in Federazione, che potesse far fronte alla crisi garantendo una forte presenza del sindacato sul territorio e nelle redazioni. Allora chiedemmo una gestione collegiale e inclusiva; quello che abbiamo visto in tre anni è stato il grande lavoro di due vicepresidenti, Ceccato e Del Freo, che hanno trottato incessantemente tra vertenze assemblee e conciliazioni, il lavoro spesso solitario di un presidente che nel tempo ha estromesso il suo uomo di fiducia, il tesoriere Chiarelli, togliendogli le deleghe e impedendo che venisse sostituito, e un giro di esponenti di Stampa Democratica che spesso, senza alcun mandato elettivo, sono state le sole presenze visibili in viale Monte Santo oltre ai dipendenti. Meglio dell'uomo solo al comando del mandato precedente, ma non un grande risultato. Ovviamente anche noi abbiamo le nostre responsabilità, forse avremmo potuto spingere di più e accamparci anche noi, alla meglio, in Associazione, ma certo le nostre proposte non hanno mai trovato il sostegno di chi, per statuto, può governare come un monarca. Mesi fa abbiamo accettato l'ultima richiesta di Giovanni Negri: rinviare le elezioni al momento del congresso federale per non spendere troppo e non indebolire con una campagna elettorale il fronte del sindacato davanti alla crisi e ai rinnovi contrattuali. Abbiamo accettato a due condizioni, che si riformasse lo statuto e si formasse un coordinamento stretto tra chi, per Alg e Fnsi, segue le vertenze sindacali in Lombardia. Sullo statuto poco si è mosso, sulle vertenze è avvenuto quasi il contrario rispetto all'impegno che le componenti di maggioranza avevano assunto; e le polemiche delle ultime settimane su accordi sindacali raggiunti in varie aziende lo stanno a testimoniare. Ormai le colleghe e i colleghi lombardi si stanno convincendo che non ci sia un sindacato, ma due, tre, forse quattro. E certo non aiuta la gestione della comunicazione da parte dell'Associazione. L'Alg non spende più nulla per il sito, perché - come si dice nella relazione al bilancio - lo aggiorna direttamente il Presidente. Basta però una visita al sito www.alg.it per vederne l'efficacia... Però per informare gli iscritti continua a pubblicare "Giornalismo", che costa seimila euro a numero, compresi i duemila che vanno ai due colleghi pensionati cui lo ha affidato il presidente stesso. La cosa che fa più impressione nel bilancio è però che i due milioni di euro girano attorno a un sindacato che per seguire le vertenze tra Milano e Roma affronta spese vive per circa mille e cento euro al mese. Due o tre volontari, che risparmiano su treni e toast, intorno ai quali gira un imponente massa di costi fissi. Come per molte aziende, quelle per cui lavoriamo, leggere i conti fa capire che un profondo rinnovamento è assolutamente necessario, sia per far funzionare una vecchia macchina sia per renderla finalmente vicina a chi se ne sta solo, davanti a un lavoro che cambia, muta di senso e spesso si perde.
       
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