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4 - Un risultato che può favorire una svolta


di Saverio Paffumi Considero una vittoria per certi versi storica l’elezione di Alessandro Galimberti alla carica di Presidente Regionale dell’Ordine dei giornalisti. Non solo: credo che quanto è successo a Milano alle ultime elezioni sia un’occasione preziosa, da non perdere, per imprimere una svolta alle relazioni interne al sindacato in Lombardia e – per il peso che la nostra regione ha – nella stessa FNSI. Cercherò ora di spiegare le ragioni di questa mia convinzione. Premetto che, come tutti i candidati di Nuova Informazione, sostenevo la candidatura di Gabriele Dossena. Non c’è dubbio che al primo turno Nuova Informazione abbia subito una sconfitta, nel mio caso anche personale. La matematica non è un’opinione. L’attesa logorante per un accordo tarato sulla maggioranza federale, che poi non è andato a buon fine, ha costretto a una campagna di sei giorni o poco più con un’alleanza che sulla carta non aveva i numeri per farcela, e non ce l’ha fatta. Gli avversari, compresi gli alleati mancati, più forti sulla carta e meglio organizzati sul campo, già decisi da tempo sul da farsi, ci hanno battuto. Qualcuno ha usato il termine “asfaltato”. Che rende bene l’idea. Nessuno dei nostri candidati passa al turno successivo, salvo due (Gegia Celotti per il Regionale e Luisella Seveso per il Nazionale), rientrati grazie alle dimissioni di colleghi che li precedevano, fra cui il nostro candidato più votato, Mario Consani (187 voti). Ma se il primo turno è una cosa, il secondo turno, ovvero il ballottaggio, sarà tutta un’altra cosa… L’effetto del primo risultato, ovvero il trionfo dell’alleanza tra Stampa Democratica e il Movimento Giornalisti Liberi, rende esplicito, come non mai, il fatto che il ballottaggio, per quanto riguarda la presidenza del Regionale sarà questa volta come in una sfida tra sindaci: Pierfrancesco Gallizzi contro Alessandro Galimberti, a patto naturalmente che il vincitore riesca a portarsi in Consiglio (dove il presidente viene effettivamente eletto) anche la maggioranza necessaria a farsi eleggere. Non c’è nulla di personale contro Pierfrancesco Gallizzi, al di là di una collocazione politica di estrema destra che lo rende lontanissimo dall’humus ideale di Nuova Informazione, componente che ha sempre fatto dell’antifascismo la sua bandiera, con una chiara connotazione democratica di sinistra. Ma il confronto fra le due figure (eccezionalmente riportato anche da Il Fatto, con un breve articolo di Gianni Barbacetto che diventa virale - http://bit.ly/2hNQtLy ), rende Pierfrancesco, agli occhi di una platea di colleghi assai vasta e della quasi totalità dei colleghi di Nuova Informazione, oggettivamente inadatto a ricoprire “quel” ruolo, così rappresentativo della categoria nella sua interezza. Occorre fare una scelta di campo: se si vuole “davvero” votare per Alessandro Galimberti, bisogna votare tutta la sua squadra. Anche perché occorre letteralmente ribaltare il risultato: al primo turno Alessandro Galimberti (255 voti) e i candidati che lo sostengono sono tutti dietro ai concorrenti di Movimento Giornalisti Liberi e Stampa Democratica, con Francesco Gallizzi che con 324 voti sembra Coppi, un uomo solo al comando, già in cima alla salita… I tre pubblicisti sono già eletti al primo turno e sono tutti potenzialmente schierati con Gallizzi. I consiglieri in tutto sono nove: per vincere al ballottaggio Galimberti ha bisogno che almeno 5 dei professionisti eletti siano dalla sua parte. Il sorpasso sembra praticamente impossibile. A questo punto in seno a Nuova Informazione si manifestano due posizioni. 1) Né con Gallizzi/Negri/Perucchini, Né con Galimberti/Abruzzo/Stigliano/Alberizzi. I primi, per quanto inaffidabili, sono parte della maggioranza FNSI (ma lo sono davvero?) i secondi, non tanto il candidato quanto i leader sindacali che lo sostengono, sono nemici a Roma, alla Casagit, all’INPGI, in Federazione. Non possiamo consegnare l’Ordine ai nemici di Controcorrente, il cartello di maggioranza federale che stiamo faticosamente cercando di costruire in FNSI e in tutti gli altri enti di categoria. Indicazione di voto: si votano solo le nostre due candidate Celotti e Seveso. 2) Non possiamo consegnare l’Ordine dei Giornalisti all’estrema destra e alla figura meno adeguata fra i due competitor senza fare seriamente resistenza. Per Nuova Informazione non è neppure fuori luogo parlare di antifascismo, (farà grande impressione l’intervento di Piero Scaramucci, intitolato “Ballottaggio. Okkio al fascio”). In una città e una regione come le nostre dobbiamo fare tutto il possibile perché l’Ordine sia amministrato nel miglior modo possibile. Indicazione di voto: le nostre due candidate e tutta la squadra che sostiene Alessandro Galimberti. Le due posizioni vengono, entrambe, esposte sul sito di Nuova Informazione. I sostenitori di Galimberti si impegnano a votare anche le nostre candidate. Al ballottaggio avviene quello che buona parte degli “asfaltati” definiscono “il miracolo”. Fatto raro, forse senza precedenti, i votanti aumentano considerevolmente, 200 in più rispetto al primo turno. E gli ultimi diventano i primi. E’ un sorpasso netto e integrale, con Gegia Celotti che passa dai 185 voti del primo turno ai 536 del secondo con l’incremento record del 189 %, superiore perfino a quello dello stesso Galimberti (594 voti, + 132 %), che comunque va nettamente in testa. Nessuno dei candidati della coalizione Movimento Liberi Giornalisti/Stampa Democratica entra in Consiglio. L’effetto valanga contagia anche il voto per il Consiglio Nazionale, dove Luisella Seveso sale a 514 voti (dai 182 al primo turno) grazie all’intesa elettorale. Chi ci ha asfaltato al primo turno, viene asfaltato al secondo. Si è poi aperto un dibattito, non peregrino, su quale fosse la posizione ufficiale, o maggioritaria, di Nuova Informazione. Dato che non esiste un organismo direttivo eletto o nominato, non esiste una segreteria, non esiste un responsabile di Nuova Informazione, nemmeno un coordinatore, non è facile dare una definizione di “posizione ufficiale” in assenza di unanimità. Vi sono posizioni più o meno influenti, questo sì. Quanto alla “maggioranza”. Beh in questo caso è evidente che l’elettorato di Nuova Informazione, a grande maggioranza, ha votato, oltre a Gegia, Alessandro Galimberti e la sua squadra. Lo scrutinio ha dimostrato senza tema di smentite che circa trenta elettori hanno indicato le sole Gegia Celotti e Luisella Seveso senza altre preferenze. E fra questi vanno conteggiati parte degli alleati cattolici. Abbiamo però visto affluire al seggio decine e decine di elettori tradizionalmente “nostri”. Più di cento elettori di Nuova Informazione, almeno, hanno votato come indicato da Piero Scaramucci e dai 14 colleghi che, insieme al sottoscritto, hanno firmato l’appello ( http://bit.ly/2gOPFGt ) a favore di una scelta netta, senza se e senza ma, per Alessandro Galimberti, da votare con Gegia Celotti e altri quattro della squadra di Galimberti. Senza questi voti il sorpasso non sarebbe stato integrale e sarebbe venuta meno la maggioranza per eleggere Galimberti. Senza questi voti di Nuova Informazione avrebbe vinto Gallizzi. Il paradosso è che qualcuno di noi si senta ora in dovere di “giustificare”, presso la FNSI, questo storico risultato, in nome di alleanze che sono state clamorosamente disattese da altri. È invece – al contrario – giunto il momento che la maggioranza che governa la FNSI si renda conto che in Lombardia bisogna ricostruire un sistema di alleanze senza pregiudiziali precostituite. Forse sono da ricostruire, in buona parte, le stesse correnti sindacali, mediamente piccole, litigiose, malfidenti, pochissimo rappresentative del mondo reale – ad esse in gran parte estraneo – che oggi costituisce quel che resta dei giornalisti e del giornalismo. Nuova informazione, nonostante il suo nobile pedigree non è immune a questo processo degenerativo e ha altrettanto bisogno di ricostruirsi. La storia sindacale di questa regione ne fa una realtà diversa, che va affrontata innanzitutto dopo averla compresa. Capacità e competenze debbono finalmente prevalere, come criterio di selezione. Le vicende personali, gli antagonismi con radici ormai fossili vanno messi da parte, in secondo piano. Forse è anche il momento che alcuni leader facciano passi “di lato”, se non indietro, senza continuare a scontrarsi fra loro come fossero personaggi della commedia dell’arte, quasi delle maschere di se stessi e dei tempi migliori. Nuova Informazione non è uscita perdente, anzi ha contribuito da protagonista grazie al voto dei suoi elettori, alla vittoria del candidato che ha di fatto sostenuto. Come in certi cartoons di Walt Disney, dopo essere stata asfaltata s’è rialzata più forte di prima. Ora che Galimberti è stato eletto Presidente dobbiamo fargli i nostri migliori auguri e dobbiamo chiedergli di farci partecipare, a buon diritto, a quello sforzo di elaborazione e collaborazione auspicabile per il miglior funzionamento dell’Ordine in Lombardia, sulla base della precisa e concreta convergenza programmatica (revisione degli albi, formazione obbligatoria, disciplina) che è sembrata delinearsi fin dai primi atti e propositi. Se abbiamo votato con convinzione per Alessandro Galimberti è anche perché lo abbiamo ritenuto in grado di mettere insieme forze e contributi diversi, nel migliore dei modi. E tra questi contributi ci dovrà essere quello di Nuova Informazione, garantito anche dalla presenza in Consiglio di Gegia Celotti. Questo spirito di collaborazione al di là di schemi troppo rigidi non potrà che far bene anche all’esito del Consiglio Nazionale che presto eleggerà il suo Presidente, dopo gli anni di Iacopino e l’interregno breve ma intenso di Marini. La nuova stagione che si apre in Lombardia dopo questo voto, deve essere a mio avviso una stagione di dialogo fra tutte le componenti, al di fuori degli schemi e di posizioni precostituite, sulle posizioni concrete di programma, senza argomenti tabù, senza peccati originali da scontare. Un confronto di merito a tutto campo sull’emergenza che vive la professione, di cui Nuova Informazione deve farsi promotrice, con incontri bilaterali e collettivi, una volta tanto non per discutere di poltrone, ma di prospettive sindacali a medio e lungo periodo. Senza questo processo di svolta e di maturazione sul territorio sarebbe del tutto illusorio immaginare un apporto affidabile e duraturo a qualsivoglia disegno strategico nazionale.
       
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