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3 - Che fare? Invece perché no


Al ballottaggio per Gegia Celotti e Luisella Seveso, ma senza compromessi in nome di “interessi superiori”. Quando hai perso come abbiamo perso noi al secondo turno del voto ordinistico succedono alcune cose: chi ti ha votato si demotiva a tornare per il ballottaggio, chi va al ballottaggio vuole i tuoi voti. Se tu dai cento voti a chi ti sta davanti, e lui ti da cento voti, tu resti comunque dietro. In estrema sintesi si può dire che la proposta che ci è stata fatta era quella di un apparentamento in cui noi avremmo sottoscritto un patto e portato i nostri voti a uno schieramento sostenuto da chi, da lungo tempo, ci attacca ogni giorno definendoci sostanzialmente come degli incapaci collusi con gli editori che hanno distrutto la categoria e la professione. Con la certezza pressoché assoluta di non eleggere le nostre due candidate. Alcuni hanno fatto notare che l’apparentamento, anche solo tecnico, costituiva una svendita al miglior offerente per assicurarsi un “posto”. Altri hanno dichiarato che non avrebbero mai chiamato al voto per certi nomi. Altri ancora ritenevano persino inutile andare a votare al ballottaggio. Ognuna di queste constatazioni corrisponde a una riduzione netta del numero di voti su cui contare. Infine una considerazione complessiva del panorama elettorale: sempre meno votanti per eleggere persone sempre più lontane nel tempo, rappresentanti di modi vecchi e superati di intendere il giornalismo, imbevuti di una retorica fatta di suole delle scarpe e eroici pubblicisti. Pronti a replicare l’uso dell’ordine come mazza ferrata contro FNSI e INPGI, magari chissà, rieleggendo Enzo Iacopino. Questo, più delle altre motivazioni, ha spinto molti di noi a ritenere che si debba andare avanti coerentemente e senza compromessi, sostenendo fino in fondo Celotti e Seveso e sapendo che comunque, da dentro o da fuori, sull’Ordine bisognerà vegliare.
       
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