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Per la centralità del lavoro SI' ai 4 referendum Cgil
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Per la centralità del lavoro SI' ai 4 referendum Cgil

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Colpisce la superficialità degli argomenti o l'assenza addirittura di argomenti da parte di chi vuole, comunque legittimamente, contestare i quattro referendum proposti dalla Cgil.

Con le ovvie eccezioni: citiamo ad esempio Pietro Ichino, giuslavorista di lunga esperienza, che nel suo sito analizza con puntigliosa perizia i quesiti e indica limiti errori della proposta sindacale, anche rispetto alla ammissibilità di alcune parti (ad esempio in tema di licenziamenti, con il ripristino delle norme indicate dallo Statuto dei lavoratori e con il ritorno alla applicazione dell'articolo 18 anche per le imprese con meno di sedici dipendenti: il referendum si renderebbe propositivo, le conseguenze secondo Ichino sarebbero negative nei confronti di qualsiasi possibile investitore straniero). Ma Ichino rappresenta una eccezione, appunto.

Altrimenti si passa dalla esibita saggezza di chi sostiene la necessità di una riforma globale del lavoro a chi semplicemente demolisce con rancore, quasi per spirito di vendetta.

Nel primo caso bisognerebbe rispondere che le riforme non le fa in proprio il sindacato. Le può proporre come sta tentando anche attraverso il ricorso al referendum. La volontà di costruire un progetto alternativo al sistema presente dovrebbe essere prima di tutto del governo e del parlamento. Non mi pare che ce ne siano le condizioni. Il fronte degli imprenditori dovrebbe essere il terzo interlocutore: con qualche difficoltà, visto che il “fronte” è tutt'altro che unito e che unito non potrebbe mai esserlo e che nel fronte stesso prevale probabilmente la parte alla quale va bene così, incapace di progredire, di correre secondo le novità di questi tempi...

Veniamo ai “demolitori”. Mi è capitato di leggere un post della senatrice Raffaella Paita, transitata dal Partito democratico a Italia viva, creatura renziana, il giorno dopo la firma di Elly Schlein. Scrive la senatrice Paita che “firmare il referendum della Cgil contro il jobs act certifica ufficialmente il compimento definitivo della deriva grillino populista del Pd, un partito snaturato che ha perso completamente la vocazione originaria. Per questo dovrebbe cambiare nome e diventare un nuovo Movimento 5 Stelle...”. Sentenza inappellabile a nome degli sbandieratori del Jobs Act. Tra i quali, ad esempio, Del Rio e Guerini, entrambi nel Pd, ma orfani di Renzi.

Marianna Madia, ancora del Pd, ha accusato la Cgil di guardare al passato. Peccato che il referendum sia abrogativo e non possa che provare a cancellare un passato, che ha disgraziatamente condizionato il presente e rischia di condizionare anche il futuro, presente che proietta sul futuro le questioni che la Cgil, con le armi che ha a disposizione, cerca di affrontare: la povertà del lavoro, la precarietà, i bassi salari, perfino i morti sul lavoro.

Cominciamo proprio dai morti sul lavoro, che saranno anche quest'anno come ogni anno più di mille... senza contare gli infortuni. Il quarto dei quattro referendum vuole, ad esempio, abrogare norme che impediscono, in caso di infortuni in appalti, di estendere la responsabilità all'impresa appaltante. Il pensiero corre subito al grande cantiere dell'Esselunga di Firenze. In quel cantiere, per un crollo, morirono cinque lavoratori di imprese appaltatrici. Per quale principio di legalità Esselunga non dovrebbe essere responsabile per la sua parte di quell’incidente? L’impresa appaltante non avrebbe avuto il dovere di vigilare sulla regolare organizzazione del cantiere e di verificare che i lavoratori delle imprese appaltatrici fossero effettivamente tali, cioè assunti con regolare contratto di lavoro? L'abitudine di affidare contratti ad aziende esterne senza valutarne la solidità finanziaria o l'aderenza alle normative sulla sicurezza, ha prodotto una tragica conseguenza: minor rispetto delle regole, mancata sorveglianza, più infortuni, più morti. Sicurezza e legalità camminano assieme...

Legalità e sicurezza, legalità per la sicurezza dovrebbero rappresentare principi e traguardi fondamentali, ai quali dovrebbe ispirarsi qualsiasi battaglia contro il “lavoro povero” e quindi contro il precariato. Uno dei referendum, il terzo quesito, dice appunto: “per superare la precarietà dei contratti di lavoro”. Siamo alla proposta di cancellare la liberalizzazione dei contratti a termine “per limitare l'utilizzo a causali specifiche e temporanee”. Non significa dunque mandare al macero i contratti a termine, ma impedire che diventino una via all'abuso, quando una mansione non è più occasionale, ma è ripetitiva, continuativa, consolidata in un processo produttivo, la stessa strada maestra all'abuso consentita dall'introduzione dei voucher, introduzione giustificata appunto dalla presunta occasionalità dell'occupazione (di chi ad esempio viene chiamato per poche ore allo sgombero di una cantina o per pochi giorni alla raccolta delle olive, esempi citati proprio da Ichino). Sarebbero stati i voucher una misura utile per sconfiggere il lavoro sommerso, ma sono diventati una scappatoia di fronte all'obbligo dell'assunzione. Correggere la legge e aumentare le ispezioni, propone Pietro Ichino. Realisticamente, sarebbe possibile nell'attuale congiuntura? Nell'universo dei media le condizioni del precariato sono esperienza frequentissima, sempre più sperimentata negli ultimi decenni: una rivoluzione autentica rispetto alle forme tradizionali del lavoro, una rivoluzione, per molte ragioni, devastante, incontrollata, feroce... quando il compenso a zero o poco più che a zero è diventato prassi (saltato qualsiasi tentativo di regolarizzazione: vedi la legge sull'equo compenso).

Lavoro pretende anche garanzia del lavoro. La Costituzione lo insegna proprio al primo fondamentale articolo, quello che probabilmente la maggior parte degli italiani dovrebbe conoscere: “L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro...”. Garanzia del lavoro significa tante cose: solidità dell'economa, dinamismo del sistema industriale, ricchezza conseguente delle proposte d'occupazione. Ma significa anche che non si può licenziare a proprio piacere, secondo le fortune dei mercati e la dimensione dei profitti: per questo un referendum, il primo, che va appunto contro i licenziamenti illegittimi... Per i quali il Jobs Act sostituiva la sanzione del ripristino della legittima situazione ex ante, cioè il contratto di lavoro, con la sanzione economica. Basta pagare dunque, per sanare la ferita inflitta al lavoratore e per giustificare la fine di un rapporto. Un referendum per cancellare il provvedimento di legge vantato da Renzi e dai renziani di ieri e di oggi: avrebbe creato un milione di posti di lavoro, ma i numeri sono propaganda. In compenso il Jobs Act archivia il diritto del lavoratore licenziato illegittimamente al reintegro e premia le aziende che assumono con una imponente decontribuzione.

Alla licenza di licenziamento di oppone anche il secondo quesito: innalzare le tutele contro i licenziamenti illegittimi per le lavoratrici e i lavoratori nelle aziende con meno di quindici dipendenti. La richiesta è di cancellare il vincolo del tetto massimo dell'indennizzo (oggi da sei mensilità a quattordici, se si arriva a venti anni di anzianità), lasciando ai magistrati la facoltà di fissarlo senza alcun limite.

Qual è il filo rosso di questi quattro referendum? Direi che rappresentano insieme una voce, che potrebbe essere assai forte, dipenderà dalle firme e dalla partecipazione eventuale, per rivendicare al lavoro il valore proprio di un diritto umano universale, che il culto della libertà d'impresa ha relegato ai margini della nostra società. Parliamo di diritti e quindi di garanzie, di sicurezza, di salari dignitosi, di protezione, parliamo di una lavoro che, come sta scritto nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 assicuri al lavoratore e alla sua famiglia “un’esistenza conforme alla dignità umana”. Non solo un salario per sopravvivere dunque... Viene da pensare alle vecchie e nuove modalità di sfruttamento: dai raccoglitori di pomodori ai nostri urbani pony express e, perfino, ai giornalisti.

       
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