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Te la do io la pubblicità! Una proposta


di Marina Cosi Dopo l'analisi, nella discussione sul ribaltamento dei rapporti di forza fra giornalismo e pubblicità entra la proposta di Raffaele Fiengo: raccogliere documentazione per la ricerca da lui già avviata presso la Fondazione Murialdi. Chi può, dia una mano. E giacché dico anche la mia: giusto essere severi soprattutto con se stessi e andare sino in fondo con il bisturi dell'analisi, ma va tenuto in conto che stiamo vivendo un passaggio epocale, di radicale trasformazione dei tempi e modi di produzione (e di fruizione) dell'informazione, della comunicazione, della stessa formazione. Primo passo per superarlo è prenderne atto. E difatti il confronto sulla pubblicità che detta le regole a tanto giornalismo ha infiammato il gruppo di discussione di Nuova Informazione; andando da chi dice che non c'è più niente da fare a chi come me sostiene che certe battaglie van fatte comunque, perché sono giuste, anche quando è difficile vincerle. Vanno fatte anche per non abbandonare chi (e sono, siamo, in molti) si impegna a fare corretta informazione, oltre che per ostacolare chi la svende. Bartleby docet: I would prefer not to. Scrive Raffaele Fiengo: "La trasformazione dal 2000 in avanti è stata notevole e di gradino in gradino siamo arrivati a un prevalere di marketing e pubblicità sul giornalismo nell'impresa “giornalistica”. Nella documentazione parto da Crossing the line, il caso del Los Angeles Times che fu uno scandalo mondiale (allora). Chi ha piacere di dare una mano (anche solo con carte, casi, segnalazioni del passato... Il presente è più delicato!) si metta in contatto con me".
       
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