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Strage di testate a Sesto San Giovanni
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di Patrizia Longo In perfetto stile di famiglia, la C 5 Editori - che fa capo a Edoardo Caltagirone, fratello di Francesco - ha chiuso i due quindicinali free-press "La Gazzetta di Sesto San Giovanni" (25-30mila copie) e "Il Diario del Nord Milano" (100mila copie distribuite in 7 comuni), inviando una lettera a direttore e redazione (per lo più precari con contratti tipo co.co.pro o a partita Iva): pubblicazioni sospese seduta stante, tanti saluti a tutti, nemmeno un numero di commiato. Tutta colpa della crisi, certo: costi eccessivi e calo drastico della pubblicità, tanto più nei periodici locali. Ma probabilmente ci si è messa pure la vicenda giudiziaria delle presunte tangenti: nelle carte della procura di Monza sono finiti anche i due periodici, che avrebbero avuto come promotore uno degli indagati. Sembra dunque ormai al tramonto l'anomalia sestese in campo editoriale. Dei sei periodici che esistevano fino a qualche tempo fa con pubblicazioni stabili (esclusi dunque i fogli di partito e gli "elettorali", aperti e chiusi nel giro di tre o quattro mesi pre-voto), tre hanno già chiuso i battenti (anche Cittànostra, che il decanato aveva provato a portare avanti dopo la chiusura della "casa madre" Luce); uno ha già annunciato che arriverà al massimo a maggio (Il Corriere di Sesto, legato al Premio Torretta pure sospeso); un altro è in bilico (lamenta da tempo rubinetti chiusi, per ritorsioni). E persino Nuovasesto (area Pd), al suo 45esimo anno di vita sembra attraversare una crisi senza precedenti, sia per questioni interne, sia per la sfortunata esperienza delle pagine locali di Cinque Giorni, iniziativa che ha causato un buco nel bilancio della cooperativa editrice. Brutto colpo per una città che ha dato i natali a decine e decine di colleghi. Che dire? Sentendo alcuni dei collaboratori, amareggia la fine di questi giornali, diventati ormai solamente sfornatori di precari, che penso non abbiano mai messo piede in via Monte Santo.