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Santoro, Bonev e le tentazioni censorie
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Ahi, ahi. Brutte tentazioni censorie si riaffacciano proprio nel momento in cui si torna a parlare di una ormai irrinviabile riforma dell'Ordine dei giornalisti. Spunto: le dichiarazioni di Bonev - amica di Pascale, fidanzata di Berlusconi, sulle tendenze sessuali di quest'ultima e la conseguente "messainscena" del rapporto di coppia a palazzo Grazioli - nel corso della trasmissione "Servizio pubblico" del 17 ottobre, in onda su La7. Tema: il comunicato del segretario nazionale dell'Odg, Paolo Pirovano (nato a Milano nel 1964, divenuto professionista nel 2009, iscritto all'Ordine Lombardo, eletto segretario nazionale lo scorso 19 giugno). Centinaia di articoli sull'argomento, un fuoco di fila su Santoro, sino al comunicato di Pirovano che sposta il tiro dalla critica alla richiesta di "intervento". Quel che segue è un pacato ma fermo commento di Giancarlo Ghirra, portavoce della minoranza, ovvero opposizione (distinguo sottile ma profondo) nel Consiglio nazionale. Inviato a molti giornali, uscito soltanto sul Fatto, oggi.
di Giancarlo Ghirra
"La nascita e l’esistenza dell’Ordine dei giornalisti ha un obiettivo fondamentale: tutelare l’autonomia e la libertà di informazione da censure e bavagli. L’attacco su commissione politica del segretario del Consiglio nazionale Paolo Pirovano a Michele Santoro per l’intervista a Michelle Bonev realizzata nell’ultima puntata di Servizio pubblico rappresenta un atto sbagliato e grave, soprattutto perché accompagnato dall’annuncio dell’invio di una informativa (espressione che dà i brividi…) all’Ordine regionale competente.
Si può amare o non amare il giornalismo di Santoro, che si può sostenere o combattere con il semplice uso del telecomando, ma tentare di mettere il silenziatore a trasmissioni sgradite e assegnare compiti polizieschi all’Ordine è davvero insopportabile.
Si può apprezzare o meno che le trasmissioni tivù diano notizie su premi cinematografici e su metodi di finanziamento di programmi da parte della Rai , si può apprezzare o meno il giornalismo del gossip. Tutto ciò è opinabile, ma sicuramente chi deve tutelare la libertà di stampa, l’Ordine, non può fare né il poliziotto né il censore.
Spiace che il segretario del Consiglio nazionale introduca elementi di divisione fra noi ora che l’obiettivo di un’intesa unitaria sulla riforma in Consiglio sembra a portata di mano. Soprattutto chi ricopre incarichi di “governo” deve lavora per l’unità, e invece Pirovano introduce elementi di turbamento e divisione probabilmente graditi a Renato Schifani, che ha chiesto l’intervento dell’Ordine, ma non a buona parte del Consiglio nazionale, e, soprattutto, ai colleghi che si riconoscono nella componente di Liberiamo l’informazione, nata per difendere la libertà e l'autonomia dei giornalisti e ottenere una radicale riforma di un Ordine da cambiare, subito".