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Salvare il giornalismo per salvare il futuro. Di tutti


Al sindacato dei giornalisti serve un gruppo dirigente di persone che lavorino, tutte, a tempo pieno e ispirandosi ad alcuni principi. 
Una condivisione dei processi, in trasparenza.
Una profonda laicità, coniugata alla coesione che deve prendere il posto di un certo unanimismo, e alla lealtà, che non vuol dire fedeltà cieca.
 Una totale indipendenza, unita alla necessaria assunzione di responsabilità.
Un rafforzamento della democrazia interna, che non vada però a discapito dell'efficacia.
 Solo in questo modo è possibile affrontare i compiti che attendono la FNSI nei prossimi anni e raggiungere alcuni obiettivi imprescindibili. 
Fra qualche mese l'Inpgi ci dirà se gli accordi contrattuali di giugno avranno funzionato come volano dell'occupazione, se gli accordi di giugno sul lavoro autonomo avranno funzionato determinando un vero aumento del reddito dei singoli cococo. Tireremo le somme, laicamente, ma non è su questo che si costruisce il futuro. Sul contratto, su un accordo, su due accordi ci si può dividere, e lo abbiamo fatto. Ora però dobbiamo guardare avanti, perché il mondo non si ferma certo ad aspettarci.
Nelle prossime tornate contrattuali dovremo attribuire al lavoro giornalistico quelle mansioni che oggi lasciamo ad altri con il solo effetto di abbattere la qualità informativa e perdere spazi di crescita. Perché non è ancora perduta la chance di valorizzare il nostro lavoro attraverso la cura dei contenuti multimediali gestita dalle redazioni. È un discrimine importante per due versi, sia perché riconduce al lavoro giornalistico tutte quelle mansioni che ne determinano la percezione da parte del pubblico sia perché crea posti di lavoro, come fatto in passato su terreni analoghi, dai telecineoperatori ai giornalisti grafici.
Nella valorizzazione del data journalism, nella gestione dei profili social, nella cura e valorizzazione degli archivi, nello sfruttamento dei tag, nella definizione di un rapporto più individuale con il cittadino devono lavorare giornalisti, non stagisti del marketing.
Bisognerà poi puntare ad aprire la contrattazione con l'emittenza nazionale. Significa andare sul terreno più avanzato, quello su cui si sta realizzando la vera multimedialità, perché la rete mangia la carta ma l'etere mangia la rete. Significa anche spingere gli editori "cartacei" sull'unica strada che li può salvare, e che quindi può salvare l'occupazione nel comparto FIEG. Significa anche mettere intorno allo stesso tavolo tutte le parti datoriali per concertare azioni comuni virtuose, per aiutare un processo sinergico che solo, in questa fase, può salvare imprese, pluralismo, posti di lavoro. L'emittenza locale sta tracollando, può salvarsi solo diventando partner industriale dell'editoria cartacea locale in un quadro che però necessita di rilevanti iniziative legislative e avanzamenti contrattuali. 
La FNSI dovrà anche affrontare la realizzazione di quel patto generazionale di cui parliamo da anni. E il modo di realizzarlo è uno solo, una redistribuzione delle risorse economiche, in senso lato. Reddito, welfare, qualità della vita, privata e professionale. Sappiamo quanti sono gli squilibri all'interno della categoria, e quali dimensioni abbiano, da un punto di vista reddituale e sotto il profilo delle prestazioni. 
Se guardiamo ai contratti sono evidenti le differenze di trattamento economico e normativo fra colleghe e colleghi che svolgono lavori di pari peso e dignità, professionale e qualitativo. Differenze tra donne e uomini, tra dipendenti e autonomi, tra giovani e anziani. Sono diseguaglianze alle quali si può porre rimedio, sia per vie contrattuali sia recuperando i valori di solidarietà che in parte abbiamo perso sotto la spinta delle crisi. Nel nostro sistema degli enti economici e di rappresentanza ci sono i semi di un welfare per i lavoratori autonomi, dobbiamo farli crescere. Nel nostro sistema contrattuale ci sono delle poste economiche che possono essere riallocate. Con una attenzione particolare ai parasubordinati, centinaia e centinaia di colleghe e colleghi al lavoro, spesso da soli, per aziende in cui non c'è sindacato, non c'è contratto, non c'è tutela professionale, non ci sono direttori responsabili correttamente inquadrati. 
Sono, queste colleghe e questi colleghi, una gigantesca domanda al Sindacato. E il nostro domani deve prevedere risposte, a tutti i livelli, pena la perdita di un patrimonio professionale e occupazionale insostituibile. Sono queste le aziende e le realtà lavorative a più alta volatilità occupazionale, e questa 
emorragia va fermata. Gli accordi contrattuali con FIEG, aeranticorallo e Uspi sulla regolamentazione e retribuzione del lavoro autonomo ci dicono che la strada è ancora percorribile. E con la determinazione necessaria può portare a modelli contrattuali nuovi che oggi forse solo la FNSI, tra le organizzazioni sindacali italiane, ha il bagaglio culturale necessario per definire.
       
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