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Politica 2.0: Grillo, Di Pietro e Rao (portavoce di Casini) star di twitter, ma l’Italia è fanalino di coda nel mondo
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Il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo svetta sul podio della classifica per l’utilizzo di Internet in politica. Il contenuto del messaggio di Beppe Grillo può piacere o non piacere, ma la sua è una politica in versione 2.0 che ha saputo instaurare un dialogo con gli elettori snobbando la televisione e addirittura invitando i suoi candidati a non andare in televisione a fare interviste o apparizioni di sorta. Pochissimi altri rappresentanti delle istituzioni fanno uso del web. L’indagine condotta a Roma e nel Lazio da tweetpolitico.it e ripresa dal sito noiroma.it rivela che al Campidoglio solo 5 politici su 72 usano Twitter. In prima fila si collocano il sindaco Gianni Alemanno (2600 tweet) e l'assessore alla famiglia Gianluigi De Palo (3200 tweet), che sono i maggiori utilizzatori di Twitter, mentre il più seguito è il consigliere Francesco De Micheli con delega all'Agricoltura (1039 follower); completano lo sparuto gruppo il consigliere del pdl Fabrizio Santori (presidente della Commissione Sicurezza) e il leader dell'Api Francesco Rutelli (4500 follower ma appena 350 tweet). Sono questi gli unici amministratori di Roma ad usare in maniera stabile, continuativa e fruttuosa Twitter, con più di 400 follower, mentre la stragrande maggioranza degli onorevoli eletti in Campidoglio non sfrutta appieno le potenzialità della rete ed è ben lontana dalla logica del web 2.0. In Regione Lazio va un po’ meglio ma non troppo. La presidente Renata Polverini è una buona fan di Twitter: un commento quasi ogni giorno, 14.177 follower e 377 profili seguiti. Il più attivo è però Mario Abbruzzese, presidente del Consiglio regionale in quota pdl, che a commenti supera persino la governatrice; ad oggi ha già postato 1.052 tweet (più di un post al giorno) ma ha meno seguaci della Polverini. In tutto però solo 26 (su 71) consiglieri della Regione sono iscritti su Twitter: un modesto 36,6%. Dei 15 assessori, appena il 26% ha iniziato a cinguettare. Quattro i fan di Twitter: Luca Malcotti, Marco Mattei, Mariella Zezza e Luciano Ciocchetti; a quest’ultimo spetta la medaglia d'oro nella giunta con 594 tweet, 1.087 following e 515 follower. La situazione rilevata a Roma è lo specchio di quanto accade su scala nazionale. I politici italiani sono sì sempre più attenti al fenomeno social network (Twitter e Facebook in primis), ma molto meno che i colleghi europei e americani e ancora troppo autoreferenziali. Con qualche eccezione, come Roberto Rao (deputato Udc e portavoce di Casini), che si è guadagnato l’appellativo di tweet-star per la sua costante “conversazione” con i follower e la convinzione che su Internet occorra “interagire e non solo comunicare”, pena l’allontanamento degli elettori, Antonio Di Pietro (Idv) e Antonio Palmieri (Pdl), i primi politici italiani a iscriversi a Twitter. Ma si tratta ancora di eccezioni, come sottolineato dal recente studio “Parlamento 2.0” curato da Sara Bentivegna, docente di Comunicazione Politica dell’Università romana La Sapienza: in Italia solo il 21% dei parlamentari ha un sito o è presente su Twitter contro l’83% della media del resto del mondo. E non tutti i politici approdati alla websfera hanno colto le caratteristiche di partecipazione e interattività dei social media. Su Facebook spesso il profilo si riduce a una presentazione di sè, raccolta di materiale foto e video, informazioni biografiche, senza arrivare a un dialogo a due sensi con l’utente (tramite commenti e risposte ai messaggi). Lo stesso si può dire per Twitter: a gennaio 2012, 198 parlamentari italiani risultavano iscritti al sito dei cinguettii, con un incremento di oltre l’85% rispetto allo stesso periodo del 2011, ma in media i parlamentari, pur avendo oltre 2200 followers, seguono molti meno utenti (320) e non sono particolarmente attivi (11 tweet a settimana), sono poco ritweettati da altri utenti (10 re-tweet a settimana) e poco menzionati (20 citazioni settimanali).