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Ordine e Crimi-pensiero


di Saverio Paffumi C'è chi leggendo le dichiarazioni di Crimi poi commenta "Diciamo che il sottosegretario non fa venire tutta ‘sta voglia di sedersi al tavolo..." *. Capisco, eppure bisogna sedersi e discutere, facendo sentire le ragioni della categoria e l’interesse dei cittadini a un’informazione libera. “...Ritengo che la professione del giornalista debba essere liberata e non vada imbrigliata da un Ordine”, dice Crimi. E’ paradossale, perché sembra che la professione debba essere liberata dall'entità che ne tutela (o dovrebbe tutelare meglio di quanto riesce a fare) il corretto esercizio e l’autonomia. Quando la professione, nell'interesse dei cittadini, deve essere liberata invece: - dai condizionamenti di qualsiasi natura ("il più possibile", se vogliamo essere realisti): politici, finanziari, economici, clientelari - dalle mafie e da ogni forma di pressione-oppressione violenta, compresa quella di facinorosi e squadracce aizzate da chi agita a sproposito la propaganda populista. - dalle querele temerarie e da una giustizia che a volte rende difficile esercitare serenamente il diritto di cronaca - dall'indigenza di chi esercita la professione, in conseguenza degli iniqui compensi - dall'abusivismo diffuso e dalla confusione tra informazione e comunicazione di altra natura - dall'assenza di ogni forma di protezione contrattuale e sindacale dell’assoluta maggioranza dei giornalisti attivi - da forme di accesso alla professione anacronistiche che debbono essere attentamente riformate - da quegli editori incapaci di creare e perfino di gestire il patrimonio e i valori del giornalismo, compresi - evidentemente - i fondi stanziati dallo Stato. Ogni riferimento a quanto sta avvenendo in Mondadori è puramente casuale. * https://www.primaonline.it/2019/02/21/285323/crimi-la-carta-stampata-diventera-nicchia-di-mercato-ma-punti-su-approfondimento-lordine-non-dovrebbe-imbrigliare-giornalisti/
       
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