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Obiettori di quale coscienza?
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L'Italia alla gogna per eccesso di obiezione di coscienza nella legge 194. Notare i soliti modi tartufeschi italici. Nel senso che se in Spagna la destra va al muro contro muro varando la controriforma restrittiva e punitiva sull'aborto, da noi si cerca invece (ed in buona parte si riesce) di svuotare dall'interno la norma. Resta la buccia, insomma, mentre la polpa se ne va. Così donne di intere regioni, generalmente meridionali, restano prive di assistenza - "grazie" all'obiezione di chirurghi, attrezzisti, anestesisti, infermieri e insomma qualunque operatore sanitario coinvolto in una procedura d'aborto - e devono migrare. In Lombardia poi la tartufaggine è al cubo. Con CL ramificata nel potere regionale, anche della sanità convenzionata, in moltissimi ospedali si trovano solo obiettori. Ma (furbi!) per dribblare l'infrazione si ricorre al "gettonista", ossia al medico esterno che viene una volta alla settimana e fa solo aborti. Con tanti saluti alle garanzie di continuità di cura del paziente e alla stessa dignità professionale medica. D'altra parte, si sa, se non obietti non fai carriera. E nell'Italia tartufesca tutti tengono famiglia. In compenso siamo buoni, molto buoni, financo buonisti, e se qualcuno s'impunta e chiede con forza il rispetto delle regole è lui l'intollerante... Comunque, per restare al tema, tutto viene chiaramente spiegato nel comunicato stilato da Marilisa D'Amico, prof in Statale e costituzionalista; eletta prima consigliera comunale a Palazzo Marino per il Pd e poi dimessasi per assumere la presidenza della giustizia amministrativa (le due cariche erano incompatibile e in ogni caso D'Amico, che s'era candidata al Senato senza venire eletta, ha visto così "ripescata" la sua indubbia competenza). Sul tema, per ogni aggiornamento, il riferimento è Usciamo dal Silenzio (presidente Assunta Sarlo) che sta facendo un grandissimo lavoro di approfondimento, di mappatura e di rete. ---------------------------------- Comunicato Stampa: IL COMITATO EUROPEO DEI DIRITTI SOCIALI DEL CONSIGLIO D’EUROPA RICONOSCE UNA VIOLAZIONE DELL’ITALIA NELL’APPLICAZIONE DELLA 194. Una vittoria proprio in occasione della festa dell’8 marzo: l’obiezione di coscienza non può impedire la corretta applicazione della legge Milano, 8 marzo 2014 – Oggi, a seguito di un reclamo collettivo dell’associazione non governativa International Planned Parenthood Federation European Network (IPPF E N che dagli anni 50 si batte in 172 paesi per potenziare l’accesso ai programmi di salute delle fasce più vulnerabili) assistita dall’Avv. Prof. Marilisa D’Amico, Ordinario di Diritto costituzionale, Università degli Studi di Milano, e dall’Avv. Benedetta Liberali, il Comitato Europeo dei Diritti Sociali del Consiglio d'Europa ha ufficialmente riconosciuto che l'Italia viola i diritti delle donne che - alle condizioni prescritte dalla legge 194/1978 - intendono interrompere la gravidanza, a causa dell'elevato e crescente numero di medici obiettori di coscienza. Il ricorso è stato presentato contro l’Italia al fine di accertare lo stato di disapplicazione della legge 194/1978 e il Comitato Europeo ha accolto tutti i profili di violazione prospettati. La legge 194/1978 prevede che, indipendentemente dalla dichiarazione di obiezione di coscienza dei medici, ogni singolo ospedale debba poter garantire sempre il diritto all’interruzione di gravidanza delle donne. Oggi purtroppo, a causa dell’elevato numero, sempre crescente come dimostrano i dati forniti da IPPF EN nell’ambito del giudizio davanti al Comitato Europeo (documentazione reperibile inwww.coe.int/socialcharter