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Nell'era di "Purgar Rai mi saziò"


di Maxia Zandonai

"... Volgari sciacalli che vomitano insulti con le tasche piene di soldi dei cittadini. Gente così offende la verità, alimenta odio e merita solo disprezzo totale della gente perbene. L'insulto è la loro regola". Non è un raro momento di autocoscienza da parte dell'onorevole Maurizio Gasparri, detto Aigor. Quello che "il capo dello Stato lo rispetto, figuriamoci se non voglio rispettarlo". Quello che "se ho offeso qualcuno chiedo scusa, ma non ritengo di averlo fatto e non rinuncio alle mie idee». No, non rinuncia alle sue idee Gasparri-Epurator. Quello che, già nel marzo 2001, si allenava dagli schermi di Telelombardia, tracciando alla lavagna (con il forzista Alberto Di Luca) i nomi degli epurandi: Luttazzi e Santoro, Fabio Fazio e Piero Marrazzo, l'intera redazione del Tg3, Enzo Biagi. La lista di proscrizione funzionò allora, come nel Ventennio, egregiamente. A quei tempi il promettente politico era fiancheggiato dal suo Capo. Gianfranco Fini infatti annunciava: "Se dovessimo vincere i vertici Rai (intesi come Zaccaria, ndr) non potranno rimanere più al loro posto". E poco importa se oggi il Presidente della Camera bacchetta istituzionalmente il suo virgulto, spingendolo a poco credibili scuse nei confronti di Napolitano. Sulla Rai sono sempre tutti, più o meno platealmente, daccordo. Gasparri oggi doppia il Fini del passato: "Colpa di gestori della Rai che per fortuna stanno per essere cacciati come meritano», dichiara in una nota (intonata). Sono cambiati i titoli delle trasmissioni (da "Raggio Verde" a "Annozero) e i titoli di Gasparri, nel frattempo assurto a presidente dei senatori del Pdl, ma il bersaglio è sempre lo stesso. L'informazione non asservita (alla propria parte) e la satira, da sempre invisa ai regimi che ammettono solo i giullari di corte. Santoro ha riproposto in trasmissione le serene parole pronunciate da Gasparri sul caso Englaro. Vauro, sul finire della puntata ha mostrato una vignetta dal titolo "Anche Gasparri chiede un minuto di silenzio", con la faccia del senatore un po' stralunata che commenta: «Così si sentono meglio le stronzate che dico». Soltanto un po' più sintetico di Fini, che pochi giorni prima aveva dichiarato: "Gasparri è un irresponsabile che dovrebbe imparare a tacere, perchè il rispetto per la massima autorità dello Stato dovrebbe animare chiunque, in particolar modo il presidente del gruppo di maggioranza numericamente più consistente". Gasparri non digerisce forse la parola "stronzate", dimentico degli insegnamenti del Cavaliere. Che già nel luglio 2007 l'aveva sdoganata nientemeno che alla "Scuola di politica" della formigoniana Fondazione Europa Civilità alla Fiera di Milano. "Volevo andare in tv a rendicontare sul nostro operato - aveva insegnato Berlusconi - ma mi hanno limitato a rispondere solo per due minuti, alle domande dei giornalisti e a replicare alle stronzate di Prodi". E rivolgendosi ai giovani in platea aveva concluso la lezione di italiano: "Vedo che apprezzate il mio linguaggio rozzo, ma efficace". "Stronzate", appunto, ma poco importa: l'assalto alla diligenza Rai è cominciato, pur con qualche difficoltà. C'erano, forse, altre urgenze. Il bavaglio è meglio metterlo a tutta l'informazione, mica solo al servizio pubblico. E poi Biagi (come Curzi) ha fatto il favore di morire, Marrazzo ha trovato altro impiego, il Tg3 è stato spedito come Cenerentola dopo mezzanotte e non è più in Primo Piano, Riotta si è impegnato sulle elezioni americane, quel che resta dei vertici scaduti ha assunto modi Urbani già da tempo. Il copione si ripete. Nihil sub sole nuvum, stava già scritto nell'Ecclesiaste. E in questo Paese di Gattopardi vige sempre lo stesso principio: "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi". Anche i vertici Rai, e i direttori di testata. Via, dunque, con le nomination, con il gioco che ti rimette in gioco. La Commissione di Vigilanza si appresta alla nomina di sette dei nove componenti del Cda Rai. Il centrodestra, come il solito, ha le idee chiare e si appresta a molte riconferme, Corte Costituzionale permettendo: si attende infatti la decisione sul ricorso riguardante il caso del consigliere Petroni (rimosso e poi rimesso), che potrebbe mettere in discussione la stessa Gasparri. Per quanto riguarda il centrosinistra la situazione pare, come tradizione, più incerta. Ma ci sarebbero tre "nominati" per la riconferma. Non c'è tempo, sembra, per le Primarie. E le "visite chiarificatrici" a Palazzo Grazioli non sono più indispensabili. Di questi tempi, la residenza romana di Berlusconi, gode come noto di ben altre frequentazioni. Come le "portafortuna del premier", le gemelle napoletane Imma ed Eleonora De Vivo, socie del comitato "Silvio ci manchi", e immancabilmente approdate in Rai. Ma dinanzi a tutte queste "stronzate", il neo-presidente della Commissione di Vigilanza, da gran signore qual è, preferisce - come era facilmente prevedibile - tacere. E a noi non resta che il geniale anagramma coniato da Bartezzaghi per Maurizio Gasparri: "Purgar Rai mi saziò".
       
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