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Minacce ai giornalisti, oggi audizione Fnsi in Commissione antimafia


(ANSA) - ROMA, 15 MAR - “Fare luce sulle reti criminali e le loro protezioni che in molte aree del Paese, con minacce ripetute e pesanti, con violenze talvolta, mettono sotto tiro i giornalisti e i loro giornali, offrendo loro una sponda istituzionale intelligente e autorevole”. Questo il senso dell’audizione che la Commissione parlamentare antimafia ha riservato oggi alla Federazione Nazionale della Stampa, rappresentata dal segretario nazionale della Fnsi, Franco Siddi, dal vice segretario nazionale, Luigi Ronsisvalle, e dal direttore di Ossigeno per l’Informazione, Alberto Spampinato, che hanno risposto ad un’apposita convocazione del decimo comitato ‘Cultura della legalità, scuola e informazione', presieduto dal sen. Luigi De Sena. “I giornalisti sotto minaccia della criminalità organizzata - si legge in una nota - sono un bersaglio temerario, subiscono intollerabili disagi che riguardano le loro persone, le loro famiglie e, alla lunga, incidono sulla libera circolazione delle notizie e, quindi, sulla qualità della vita civile. Per questo occorre unire gli sforzi di tutti i soggetti della legalità democratica, dei protagonisti della vita civile all’informazione, alle istituzioni, per promuovere un cultura di rispetto dell’informazione e rendere inefficaci questo genere di minacce”. “L’indagine promossa dalla Commissione antimafia in questo senso è significativa - prosegue la Fnsi - e concorre non solo a rendere visibile questo fenomeno che è diventato drammatico in alcune aree del Paese ma, sviluppando la consapevolezza e la visibilità di questo problema a ogni livello, si crea un valido deterrente che può rendere controproducente ogni intimidazione finalizzata a mettere a tacere il giornalista che, facendo il proprio dovere, dà conto di notizie che non possono essere censurate e che, pertanto, potranno essere sempre meno oscurate da chicchessia. Per questo è anche urgente una scelta strategica per la depenalizzazione della diffamazione a mezzo stampa, come chiede l’Onu, tanto più quando denunce di questo tipo provengono dal mondo criminale, o ad esso contiguo, con lo scopo di condizionare non solo il giornalista ma anche l’editore”. (ANSA).
       
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