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Ma la famiglia è un lusso?


Grande successo a Firenze della ricerca su Donne e freelance. Ricchezza di dati, storie personali, commenti critici, disperazione dei fatti e lucidità di analisi. La sintesi proiettata all’assemblea nazionale dei giornalisti freelance ha suscitato molto interesse e diversi colleghi di altre regioni si sono detti interessati a replicare la ricerca, sulla base dello stesso format, di modo che i risultati siano sovrapponibili e comparabili consentendo un affresco del lavoro giornalistico femminile autonomo italiano raccontato dalle protagoniste. Il gruppo di Nuova Informazione che ha lavorato all’iniziativa - Maria Teresa Manuelli, Monica Bozzellini, Giuseppe Ceccato, Paola Manzoni, Barbara Pedron – proseguirà sia nella pubblicazione delle parti ancora inedite, sia ampliando l’orizzonte dell’indagine con nuove iniziative. Firenze, 7 ottobre 2011.    Questo il comunicato: DONNE FREELANCE: LA FAMIGLIA È UN LUSSO? Hanno fra i 30 e i 50 anni, sono sposate o conviventi, ma non hanno figli. E lavorano una media di 12 ore al giorno. Questo il profilo delle freelance giornaliste in Lombardia, che è emerso nella ricerca promossa da Nuova Informazione (storica componente sindacale lombarda che fa capo alla nazionale Autonomia e Solidarietà, corrente di maggioranza della FNSI) su un campione di 600 colleghe. L’indagine è stata presentata questa mattina a Firenze durante la due giorni di “Giornalismi e giornalisti”, organizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, in collaborazione con la Federazione Nazionale della Stampa, l’Associazione Stampa Toscana e l’Ordine Regionale dei Giornalisti della Toscana. Per molte delle intervistate (quasi il 70%) l’essere freelance ha influito in modo significativo sulla famiglia o sulla decisione di averne una: è un lusso che non possono permettersi o, comunque, faticano a gestire, dividendosi tra più lavori senza poter contare su uno stipendio sicuro e adeguato e sull’effettivo supporto di partner, famiglia e strutture pubbliche. Mentre i servizi privati sono eccessivamente onerosi per il 30% delle intervistate. E ancora: il 35,3% lavora con collaborazioni occasionali o ritenuta d’acconto, ma c’è anche un 12,1% che presta la propria attività senza nessun contratto. Il 27,3% dichiara, addirittura, di lavorare fissa in redazione con contratti da freelance: un controsenso! Alcuni dati aggiuntivi: il 62,7% è sposata o convivente, ma quasi il 60% non ha figli. Il 17% è single con figli e spesso la gestione della famiglia è totalmente sulle sue spalle, non supportata da un welfare adeguato. Per questo, un ulteriore 14% delle single con figli è costretta a vivere presso la famiglia d’origine. Molte sono “freelance forzate”, a causa di licenziamenti/crisi aziendali (45,8%), nascita di un figlio (7,2%) e necessità di dedicarsi alla famiglia (3,9%). C’è, però, anche un 29,4% che ha scelto di essere libera professionista. Per chi non può contare su un altro lavoro stabile a pesare maggiormente è la precarietà esistenziale, che destabilizza la persona e la vita sociale. Su questi temi Nuova Informazione auspica un intervento del Sindacato, dell’Inpgi e della Casagit attraverso politiche contrattuali e di welfare. Per questo propone anche alle altre regioni di promuovere la stessa indagine, mettendo a disposizione il format completo, in modo da creare un primo reale database nazionale di dati omogenei sull’argomento. La consultazione dei risultati della ricerca completa lombarda sarà disponibile a breve sul sito www.nuovainformazione.it. Per contatti: nuovainformazione2@gmail.com.
       
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