Redazione
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Ma di quale libertà mai parlate?
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Avanzano sulla città, in tutti i modi. Con manifestazioni, concerti, scritte sui muri, vandalismi sulle lapidi, aprendo sedi in spazi Aler, distribuendo pacchi di pasta nei quartieri periferici (Alba dorata fa scuola) ai poveri purchè rigorosamente italici. Gli allarmi si moltiplicano, al sindaco Pisapia e alla cittadinanza, e occorre porgervi orecchio. Perchè se da una parte la crisi e le demagogie preelettorali nutrono il populismo, dall'altra e parimenti cresce la preoccupazione degli antifascisti. Da due decenni ormai, martellante, la "destra di lotta e di governo" ha abusato della parola libertà e questo ha aperto un'autostrada a chi invocando un presunto diritto d'opinione ha sparso apologia fascista, antisemitismo, misoginia, omofobia, xenofobia... La sera del 25 novembre, alla Camera del lavoro, nell'incontro contro l'intolleranza convocato dalla Ram (rete antifascista milanese) Moni Ovadia sottolineava come "oggi l'anticomunismo sia oramai puro strumento di recupero del fascismo". Magari in ciò aiutato da chi, come Violante, esortava a "capire i ragazzi di Salò". Perchè già padre David Maria Turoldo - ricordava Ovadia - "spiegava bene la differenza fra morti: ci sono i morti per odio ed i morti per amore". Il problema è, amaramente rammentava Renato Sarti, che il fascismo "è stato sconfitto militarmente nel '45, ma non lo è stato culturalmente". E oggi, in una diffusa situazione d'indifferenza, si rafforza. Con molti volti: l'odio verso lo straniero, il disprezzo per l'omosessuale, la prevaricazione e la violenza contro le donne. Già, perchè il primo fra tutti i diritti è l'uguaglianza e - sottolineava ancora Moni Ovadia - la libertà senza eguaglianza è arbitrio. Avanzano, dunque. E usano anche le armi dell'intimidazione. Come ha denunciato poche ore dopo la serata in Camera del lavoro, "esprimendo solidarietà e sostegno al proprio presidente", il Comitato provinciale Anpi di Milano - già preoccupato sia "per le sempre più frequenti iniziative e aperture di sedi da parte di gruppi e associazioni che si richiamano alla ideologia neofascista, neonazista e razzista", sia per "gli atti vandalici compiuti nei confronti di corone e lapidi di partigiani e sedi dell'Anpi, non ultimo l'attentato alla sede dell'Anpi di Legnano" -. Cos'era successo? Che Roberto Cenati aveva appena ricevuto una "querela per diffamazione da parte di Lealtà e Azione, per le dichiarazioni fatte il 25 aprile scorso in merito alla adozione da parte di questa associazione di una guglia del Duomo"... La querela di Lealtà e Azione, "associazione che fa riferimento al pensiero di Leon Degrelle, generale della Waffen SS, e a Corneliu Codreanu, fondatore della Guardia di ferro rumena, alleata e collaborazionista del nazismo, costituisce un atto grave e un tentativo di intimidazione inaccettabile". Per questo "tutta l'Anpi provinciale, che da sempre si batte contro il fascismo e per la democrazia nel nostro paese, fa proprie le dichiarazioni del suo presidente". Tradotto: ci denuncino tutti.