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L'avventura della "nostra" Scuola di giornalismo
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Una storia bella come un'avventura, con colpi di scena, distruzioni, salvataggi e soprattutto un lieto fine. E' quella della più vecchia scuola di giornalismo d'Italia, la "nostra" AWT, raccontata dal suo presidente uscente che a suo tempo ne fu anche allievo: un cerchio perfetto. La lettera che pubblichiamo è stata indirizzata da Mario Consani ai soli membri del Consiglio direttivo, ...ma siamo giornalisti e quando una storia è avvincente noi la facciamo uscire! Oggetto: Memoria Storica Scuola di Giornalismo “Awt” Ora la memoria storica del mitico Ifg "Carlo De Martino", la prima e a lungo unica scuola di giornalismo in Italia, è al sicuro. Dopo più di trent'anni di onorata attività, dal lontano 1977 al più vicino 2009, formando centinaia di giornalisti professionisti assunti anche a ruoli di prestigio, otto anni fa la scuola gestita dall'Ordine della Lombardia, venuti meno i finanziamenti della Regione e sfrattata dall'ultima sede di Via Filzi, chiuse i battenti. Per rinascere però, sia pur sotto diverse sembianze, nella Scuola "Walter Tobagi" della Università Statale, gestita in convenzione (con rinnovo biennale) da Università e Ordine lombardo attraverso il suo braccio operativo l'Associazione per la formazione al giornalismo Walter Tobagi. Una scelta non facile e non scontata, in quel 2009, poi confermata fino ad oggi. Restava come sospesa, però, la storia dell'antico e al tempo stesso modernissimo Ifg, l'Istituto per la formazione al giornalismo nato a metà anni '70 dall'intuizione di De Martino. C'era qualche migliaio di libri sul giornalismo appartenuti alla Scuola (anche loro sfrattati) che rischiavano il macero: sono stati donati un paio d'anni fa alla Biblioteca Sormani a costituire la base del "Fondo Tobagi " dedicato proprio alla nostra professione. C'erano anche i documenti e i faldoni di carte relative alla lunga vita dell'Ifg e dell' associazione "Tobagi": non tutte purtroppo, visto la sciagurata decisione di un suo ex presidente, in passato, di mandarne al macero un bel po'. Quel che rimaneva della nostra memoria sotto forma di carte è stata, nei giorni scorsi, donata e consegnata all'Archivio di Stato di Milano, ben contento di accettare ed accogliere uno spaccato di storia del giornalismo milanese e italiano a breve consultabile da chiunque. Tornando al presente (e al futuro, si spera), c'è la bella realtà della nostra Scuola di giornalismo da molti considerata al top della categoria, con l'Ordine che (sempre attraverso l'associazione Tobagi) impegna una cifra importante ogni anno, garantendo con ciò alla Scuola il lavoro di un'addetta (storica impiegata ex Ifg) e di una collaboratrice già impegnata anche con l'Università; nomina con bando pubblico il vicedirettore del corso per master/Ifg (ora è Claudio Lindner, ex vice direttore dell'Espresso), vede il presidente dell'associazione Tobagi membro di diritto del Consiglio direttivo della Scuola e indica infine il gruppo di colleghi che siede nel Comitato di indirizzo assieme ad altrettanti docenti accademici. Una cogestione Università-Ordine che fa della Scuola Tobagi della Statale ancora un unicum in Italia e che da quando è stata avviata, nel 2009, ha prodotti esiti giudicati positivi un po' da tutto l'ambiente. Anche perché improntata a criteri di reciproca fiducia con la parte universitaria, fondati su scelte di trasparenza per l'individuazione di docenti e collaboratori giornalistici, basate su curricula e bandi pubblici. Scrivo queste righe, accogliendo una richiesta venuta dal Consiglio di presidenza, perché nel lasciare la guida dell'associazione Walter Tobagi (primo presidente orgoglioso ex allievo Ifg) credo sia doveroso informare sia pure in estrema sintesi colleghi, ex allievi Ifg e attuali allievi "Tobagi", di quali siano le nostre radici e di come si sia provato ad alimentare memoria e futuro. Per non risultare stucchevole, a questo punto mi limito perciò a ringraziare tutti voi, i nostri colleghi impegnati a vario titolo nella Scuola e le persone che nei diversi ruoli amministrativi hanno condiviso con noi questo faticoso ma piacevole tratto di strada. Il Presidente Mario Consani