Aggiornato al

Ispettori Inpgi, non c'è covid che tenga


Giornalisti assunti come impiegati, tecnici, grafici o contrattualizzati a tempo determinato o in vesti di collaboratori o non assunti del tutto. Li hanno scovati gli ispettori dell'Inpgi nelle loro visite regolarmente programmate da inizio anno anche in tempi di covid. Recuperando un buon gruzzoletto all'ente, 2.7milioni di euro, e un corretto inquadramento ai colleghi. Quasi il 40 per cento delle aziende "beccate" con le mani nella marmellata si è subito adeguato, spesso senza neanche attendere la fine dell'ispezione. Questa la (buona) notizia. Questi invece i particolari, illustrati (inevitabilmente in burocratese), dall'Istituto: "I dati del primo semestre 2021 testimoniano – nei numeri della contribuzione accertata e nelle caratteristiche delle fattispecie analizzate – il recupero della piena operatività delle operazioni di vigilanza anche secondo le specifiche modalità imposte dall’esigenza del rispetto delle normative di prevenzione e contenimento della diffusione della pandemia da Covid-19.   "La tipologia delle aziende, pubbliche e private, sottoposte ad ispezione ha ricompreso tutte quelle rientranti nel perimetro di azione delle verifiche dell’istituto, evidenziando la varietà e la capillarità delle azioni ispettive, così ripartite in dettaglio: • 2 presso aziende editrici di quotidiani • 1 presso aziende editrici di periodici • 2 presso emittenti televisive • 1 presso emittenti radiofoniche • 2 presso aziende online • 11 presso uffici stampa privati • 4 presso pubbliche amministrazioni • 2 presso agenzie di stampa • 2 presso altre aziende Le 27 ispezioni concluse hanno dato luogo alla rilevazione di irregolarità dalle quali sono emersi oltre 2,7 milioni di euro di contributi previdenziali dovuti e non versati alla Gestione sostitutiva dell’AGO, cui si aggiungono circa 600 mila euro di sanzioni civili, mentre – per quanto riguarda la Gestione separata – sono stati accertati 110 mila euro di contributi non versati e circa 70 mila euro di relative sanzioni civili. Tra le irregolarità riscontrate, oltre al persistere del fenomeno dell’utilizzo di giornalisti formalmente qualificati come lavoratori autonomi per i quali sono emerse, al contrario, modalità di svolgimento dell’attività lavorativa qualificabili come rientranti nel perimetro del lavoro dipendente, si confermano ancora prevalenti – come registrato negli ultimi anni – le situazioni nelle quali i giornalisti, benché regolarmente assunti e adibiti a mansioni giornalistiche, sono formalmente inquadrati con qualifiche diverse (addetti stampa e comunicazione, impiegati, addetti alla programmazione di trasmissioni radio-tv, speaker, grafici editoriali, operatori di ripresa tv, autori testi per programmi radio-tv, ecc.), con erroneo pagamento della contribuzione all’INPS (anche gestioni ex ENPALS o ex INPDAP) anziché all’INPGI. Per tale fattispecie, infatti, si è provveduto ad addebitare la somma di circa 2,2 milioni di euro a titolo di contributi previdenziali dovuti alla Gestione sostitutiva dell’AGO. Il dato testimonia che, nonostante le massicce campagne poste in essere dall’ente per la promozione del corretto regime previdenziale da applicare a tali figure professionali – in relazione alle quali la costituzione del rapporto assicurativo con l’Istituto sorge direttamente in conseguenza dello svolgimento di attività di natura giornalistica, a prescindere dall’inquadramento contrattuale sulla base del quale è disciplinato il relativo rapporto di lavoro subordinato tra le parti – su queste tematiche è necessario insistere per contribuire a diffondere sempre di più una piena consapevolezza, da parte dei datori di lavoro operanti nei più disparati settori economici, della corretta disciplina previdenziale da applicare. Inoltre, il fenomeno contribuisce a mettere a fuoco le trasformazioni in atto nel mondo dell’informazione, che – soprattutto nell’ambito del settore dedicato alle nuove tecnologie e ai canali dei “social media” – presentano una realtà in costante crescita ed estremamente dinamica dal punto di vista della contaminazione delle diverse competenze e professionalità degli operatori. In linea con le tendenze registrate negli ultimi anni, infine, una quota sempre più ampia di aziende destinatarie dei verbali di accertamento decidono di aderire alle contestazioni riscontrate dagli ispettori, procedendo alla regolarizzazione delle inadempienza. In particolare, 10 delle 27 aziende ispezionate hanno attivato la procedura di trasferimento dei contributi dall’Inps all’Inpgi nel corso dell’accertamento o dopo la notifica dei verbali, regolarizzando 28 rapporti di lavoro per un importo complessivo di oltre 1,8 milioni di euro (corrispondenti al 66% degli importi accertati) che non saranno, pertanto, oggetto di contenzioso giudiziale. I numeri testimoniano l’efficacia delle politiche di contenimento del volume del contenzioso e di promozione delle azioni di regolarizzazione che l’Istituto sta perseguendo da diverso tempo e, in particolare, delle misure adottate dal Consiglio di Amministrazione – nell’ambito del più ampio processo di incremento delle entrate contributive delineato, tra l’altro, dalle disposizioni di cui all’art. 16 quinquies del Decreto legge n. 34/2020 – in tema di riduzione degli oneri connessi al pagamento delle sanzioni civili in caso di ravvedimento da parte del datore di lavoro inadempiente.
Si sottolinea, inoltre, che in sette casi le aziende ispezionate hanno attivato un totale di 20 nuovi rapporti di lavoro in seguito agli accertamenti ispettivi avviati nei loro confronti, per un importo di contributi annui stimato in circa 353.000,00 euro di entrate contributive strutturali".
       
    Il sito Archivio notizie

logo nuova informazione