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Inpgi, se il governo gioca al gatto col topo


Carta che vince, carta che perde. Avevamo appena salutato positivamente la scelta difficile ma chiara che avrebbe potuto portare l'Inpgi alla sua messa in sicurezza che... ops, scherzavamo... oggi il Mef ha inserito all'ultimo momento un emendamento che anticipa dal 31 dicembre al 31 ottobre la sospensione del commissariamento. Già i tempi erano stretti, figuriamoci così. L'Inpgi ha reagito subito, sottolineando le contraddizioni e l'intento "punitivo" nei confronti della categoria. Se infatti - si legge nel comunicato Inpgi - "se da una parte si dice che l'Istituto ha 12 mesi di tempo per approntare interventi che siano efficaci per la stabilità di medio-lungo periodo, dall'altra si sospende il possibile ricorso al commissariamento solo fino al 31 ottobre 2019. Come se fosse possibile per il Cda dell'Istituto, che non si è mai sottratto alle proprie responsabilità e continuerà a farlo, fare un lavoro serio in poco più di tre mesi. E ancora, da una parte si riconosce la validità della strada di ampliamento della platea degli iscritti, ma dall'altra si stanziano le risorse per attuarla solo a partire dal 2023". Facile tirare le conseguenze: "Non vorremmo - conclude in fatti il comunicato dell'istituto - che dietro queste evidenti contraddizioni ci sia un unico obiettivo: colpire i giornalisti e l'intero settore editoriale attraverso la figura di un commissario che tagli tutele e welfare di un'intera categoria e finisca per deprimere ancora di più il sistema dell'editoria al quale l'lnpgi ha garantito finora un sostegno decisivo".Anche il sindacato ha condiviso preoccupazioni e sospetti, per bocca del segretario Lorusso: "Se l'obiettivo è aprire una resa dei conti senza precedenti, sarebbe un'operazione tanto pericolosa quanto inutile". Ribadendo: la messa in sicurezza dell'Istituto passa dall'allargamento della platea degli iscritti"  
       
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