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In memoria di Morando Morandini
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La notte scorsa è morto a 91 anni Morando Morandini, critico cinematografico, intellettuale illuminato, amico prezioso. I coccodrilli dei colleghi ne ricordano giustamente le grandi virtù pubbliche. E anche le tragedie private. Scrittore, giornalista, nonchè cittadino emerito di Milano che l'anno scorso gli conferì finalmente l'ambrogino d'oro. Per dovere di cronisti, quali siamo, anche noi tracceremo in breve la biografia, ma prima vogliamo ricordarlo come amico e collega, dagli inizi de La Notte e quindi Il Giorno alle affollate e fumose riunioni di Rinnovamento Sindacale prima e poi Nuova Informazione, sempre gentile e attento agli altri, con quella leggera balbuzie che ipnotizzava gli interlocutori ("Mi costringe alla sintesi", sorrideva lui). Nel finale degli anni di piombo, nel 1980, la tragedia di Walter Tobagi, ucciso a sangue freddo dal gruppo terroristico di Barbone che comprendeva anche Paolo Morandini, il giovanissimo figlio. Un assassinio che sconvolse tutti e tutto il mondo del giornalismo, ma che qualcuno cercò di utilizzare contro Morando e noi a fini di contrapposizione politico-sindacale. Laura, l'amata moglie e collaboratrice, lo protesse come una tigre ma le tensioni logorano e lei ne morì presto. Avevano da poco messo al mondo, dopo Paolo e Luisa, una loro terza "creatura", il celebre Dizionario dei Film e delle serie tv, edito da Zanichelli e riaggiornato ogni anno - più noto col sintetico nome de Il Morandini -: ormai ora quasi maggiorenne (17) ha continuato ad uscire con la collaborazione di Luisa. E quando, appena in tempo prima che morisse, un anno fa, il suo Comune volle attribuirgli l'onorificenza cittadina, vi furono aspre critiche, ma l'ottimo Pisapia ricordò: "Non si può rispondere per eventuali colpe dei figli". Ed ora la biografia. Nato a Milano nel 1924, trascorse la giovinezza a Como, dove fondò un cineclub e pubblicò le prime critiche cinematografiche e teatrali. Tornato a Milano, divenne nel 1947 giornalista professionista scrivendo dapprima per due quotidiani del pomeriggio - La Notte, per un decennio, e Stasera dal 1961 al 1962 (poichè poco durò la bella stagione di quel foglio di sinistra) e infine per Il Giorno, dal 1965 al 1998. Con l'avvento della televisione si occupò anche di questo nuovo media con lungimirante attenzione, anche se il suo interesse prevalente restò sempre il cinema. Ebbe la "sua" rivista - Schermi, che fondò nel 1958 -, collaborò con numerosi periodici, recitò in due film - Prima della rivoluzione, di Bernardo Bertolucci (1964) e , interpretando se stesso, Remake di Ansano Giannarelli (1987) -, diresse a lungo il festival di Bellaria, sceneggiò due film di Pirri e vinse diversi premi. In memoria della moglie fondò anche il Laura Film Festival, a Levanto, nel 2004. Tra i suoi libri molte monografie di registi famosi, un saggio autobiografico - Non sono che un critico -, una Storia del cinema firmata con Fofi e Volpi, ma soprattutto il Dizionario con 26mila film recensiti e sul quale è cresciuta una generazione di appassionati cinefili.