Redazione
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Il giornalismo cambia pelle, gli editori no
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C'era una volta un altro mondo, finito l'11 settembre con l'avvio della terza guerra mondiale (papa Francesco dixit). C'era una volta l'informazione cartacea e quotidiana che ha iniziato a finire nel campus di Harvard dodici anni fa con mille studenti connessi a MyFacebook. C'era una volta il giornalismo verticale che continua ad esserci e a perdere copie; nonostante l'avviso lanciato già nel 2006 da Time quando mise in copertina, per celebrare il personaggio dell'anno, uno specchio con la scritta You. Di questo, del cambio di civiltà, parlava agli studenti di giornalismo, lo scorso 26 febbraio, Carlo Verdelli fresco di nomina Rai.La sua riflessione (in calce il link all'intervento completo) finisce dove inizia la nostra su chi e come sia e debba essere oggi giornalista. E di conseguenza su come la riforma dell'Ordine dovrà/dovrebbe ridisegnare le prerogative di questa figura. Al "chi è" noi avevamo già risposto, con parole semplici e chiare, dicendo: "giornalista è chi lo fa". Non diversamente la pensa il nuovo direttore editoriale di tutta l'informazione Rai: "Come il cacciatore primitivo che usciva dalla caverna per catturare la preda, così giornalista è chi esce, cerca e poi ritorna con la notizia". E' sul "come" che il nuovo già ormai ampiamente avanzato ci interroga. Di sicuro la via più sbagliata, sottolinea anche Verdelli, è quella perseguita dagli editori di tagliare le redazioni, tagliare i filtri ed i garanti della qualità (correttori, revisori...), aumentare il prezzo. Nè basta affiancare al cartaceo dei siti, se poi si pubblicano gli stessi "pezzi" senza tener conto che internet ha regole semantiche diverse da quelle della carta stampata. Insomma continuiamo a lavorare per restare nell'onda del cambiamento. E perchè anche la riformanda legge ordinistica ne tenga conto. Intanto ascoltatevi Verdelli introdotto da Raffaele Fiengo: https://elearning.unipd.it/scienzeumane/mod/page/view.php?id=58559