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Iacopino presidente a maggioranza variabile


Strana soluzione quella che si sta profilando  all’Ordine nazionale dei giornalisti. Calato il sipario sull’era Del Boca (tre mandati: i primi due con Autonomia l’ultimo come outsider)  se ne sta aprendo un’altra nel segno di Enzo Iacopino (già segretario di Del Boca) con orizzonti, però, abbastanza incerti. Incerti, nel senso di una maggioranza che ha cambiato i contorni subito dopo l’elezione del presidente.
Era mercoledì 23 giugno, a Roma. E 150 consiglieri neoeletti si aggiravano un po' spaesati nell'elegante e costosissimo centro congressi, già austero palazzo dei Gesuiti,  a quattro passi della Fontana di Trevi.
Appunto, eletto Enzo Iacopino (lo sfidante era Giorgio Balzoni, notista Rai ex segretario Usigrai) qualcosa nella maggioranza che si era appena materializzata aveva cominciato a mutare. Si era visto subito con l’elezione del vicepresidente. Il candidato di Iacopino era il pubblicista napoletano Guida. Quello di Autonomia, il cattolico Marco Roncalli. Ma iniziato lo scrutinio della prima votazione si scopriva che c’era un terzo candidato: il vicepresidente uscente, Enrico Paissan, un fedelissimo di Del Boca. Alla seconda “conta” il colpo di scena: i voti di autonomia confluivano su Paissan che veniva eletto vicepresidente.
Chi rappresenta oggi Paissan? La domanda non è leziosa. Sicuramente era nella squadra di Iacopino segretario di Del Boca. Sicuramente non era il candidato di Iacopino. Sicuramente dovrà tenere conto che la sua elezione c’è stata grazie ai voti di Autonomia. Insomma, una figura che incarna continuità ma anche rottura.
Il panorama, in realtà, è diventato “politicamente”  più nitido con l’elezione del segretario e del tesoriere. Entrambi di Autonomia. Ed esattamente, nell’ordine, Giancarlo Ghirra e Nicola Marini. Due nomi che in controluce significano la sconfitta dei candidati di Enzo Iacopino o meglio della maggioranza che attorno al suo nome si era coagulata vittoriosamente: il professionista barese, Michele Partipilo e il pubblicista romano, Ugo Armati. Anche l’elezione dell’esecutivo non ha invertito la tendenza. Dei cinque nomi da votare per completare il vertice dell’Ordine nazionale solo tre sono passati (due di Autonomia, la romana Fiorenza Sarzanini e il lombardo Marco Roncalli, che fa parte di Impegno Sindacale, alleata storica di Nuova Informazione ) e uno, Benati, dei “liberi giornalisti” di Gallizzi, che caso vuole all’Ordine lombardo siano alleati di Nuova Informazione (così si chiama Autonomia in Lombardia). Per gli altri due della squadra Iacopino (tra cui il solito buon Armati che però nessuno sembra volere) niente da fare, si vedrà a metà luglio quando prevedibilmente sarà riconvocato il Consiglio nazionale per completare l’esecutivo e nominare i revisori. Questa è la situazione sotto il cielo dell’Ordine nazionale. Come andrà a finire? Nessuno, ovviamente può saperlo. Solo una cosa è certa: i prossimi tre anni saranno decisivi per il futuro dell’Ordine. O riuscirà a cambiare, nel senso di adeguarsi all’evoluzione dell’informazione (la proposta di riforma è ferma da due anni in Parlamento), oppure dovremo chiederci se non  sia più dignitoso staccare la spina.
       
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