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Grillo: lincia anche tu il tuo giornalista
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di Marina Cosi Chissà se i grillini, anzi no, mai generalizzare, se certi grillini sanno lavorare a maglia? Stavo mettendo in fila tutti i precedenti di liste di proscrizione, pestaggi, invasioni squadristiche di redazioni, incendi, leggi ad hoc di ordine pubblico, censura preventiva, soppressione della Fnsi, il tutto attuato dal regime fascista sotto la guida dell'ex giornalista Benito Mussolini, quando mi son venute in mente le tricotteuses (in verità in place de Grève, ad assistere ai ghigliottinamenti, c'erano soprattutto uomini, ma ovviamente stavano con le mani in mano). Perchè il linciaggio di Maria Novella Oppo, messo in atto nella piazza virtuale di Grillo, ha tutta la violenza cerimoniale della "festa sadica" che, dai combattimenti fra gladiatori agli autodafè medioevali ai linciaggi di neri aut similia, fino alle lapidazioni ancora vigenti, è la versione contemporanea di quella forma di governo che aggrega, in mancanza di profondi valori condivisi, in nome del comune nemico. Dunque i due comici, l'irrefrenabile Grillo e il patetico Fo, nonchè il pubblicista Casaleggio (tessera 3488 dell'Ordine del Piemonte) han cercato di mettere alla gogna una giornalista eccellente e inappuntabile, foto inclusa (sai mai che qualche grillino zelante e aggressivo la incontri per strada) come capofila d'una nuova rubrica di dagli al giornalista. Inciso: da quando non c'è più Franca Rame a contenerlo, il patetico Fo rilascia dichiarazioni "a sua insaputa" in conto terzi - "Credo che le parole di Grillo non le abbia scritte neanche lui" - nonchè valutazioni da tea party sul successo commerciale (del cartaceo; caro Dario, fatti raccontare l'esistenza delle testate online) come metro della qualità culturale del contenuto: "Poi considerate le vendite che ha l’Unità vuol dire dare peso e valore a qualcuno che non ne merita". Sull'immagine di Maria Novella si sono appuntate tutte le volgarità immaginabili. Com'era precisa volontà di Grillo: lo dimostra il suo diniego alla richiesta, rivoltagli dal presidente nazionale dell'Ordine dei giornalisti, di togliere la foto dal sito. Ora, a valanga, sono arrivati gli attestati di solidarietà. Che le valgono per quello che lei è ed è stata. Ossia una giornalista precisa, che controlla le fonti, amica delle notizie e di nessuna lobby, dotata d'una vena ironica irrefrenabile, rimasta fedele all'Unità anche quando la testata stravolta da uno stato di crisi dopo l'altro ha espulso un'intera generazione di giornalisti eccellenti. Altri hanno affrontato la diaspora approdando in testate nazionali o in televisione. Lei no. Pagata pochissimo, lontana dalla pensione, ha affrontato anni durissimi, ma continuando come collaboratrice a scrivere di spettacoli sulla sua amata Unità. Temo che Maria Novella, orgogliosa com'è per dna sardo, me ne vorrà per queste note personali, ma affronto il rischio. Due ultime cose, prime di finire. Autodenunce e Se li conosci li eviti. Nella grande ribollita di categoria, dove c'è veramente di tutto, la Sinistra la Destra e il Vediamo cosa mi conviene, perchè anche noi giornalisti modestamente siamo italiani, esiste la piccola componente progressista di Nuova Informazione, radicata a Milano, che partecipa della più ampia compagine nazionale di Autonomia e Solidarietà, da cui è partita l'iniziativa di autodenuncia. Cioè, non appena Grillo ha inaugurato con Maria Novella Oppo la rubrica "Giornalista del giorno" chiedendo "segnalateceli", in modo da poter affiggere quotidianamente un nuovo wanted sulla bacheca virtuale delle proscrizioni, noi siamo corsi in soccorso. E' che siamo compassionevoli e l'idea di quella quota irosa e muscolare di cinquestelle (non generalizzo, si noti) costretta a leggere i giornali per identificare un nemico al dì, ci ha stretto il cuore. Così abbiamo pensato gentilmente di autodenunciarci. Per ora i delegati e poi chi vorrà fra i militanti. Sul sito trovano anche le foto, una fatica in meno. Ora, questo non significa che tutti i giornalisti sono belli e bravi. Neanche lo sono i medici, i magistrati e persino gli operai (che dirlo da sinistra fa una certa fatica). Che ci siano testate-clava e giornalisti asserviti lo sappiamo. Lo abbiamo anche denunciato. Metodo Boffo, caso Farina, pubblicità occulta, giornalisti spia, uso politico delle intercettazioni... Il numero di colleghi censurati dall'Ordine, sospesi, radiati lo dimostra. Non basta? Non basta, certo. Anche per l'inesistenza di editori puri. Ma far di tutto un mazzo, mettere insieme i furbi e gli onesti, i denunciati ed i denunciati fa il gioco gattopardesco del tutto cambia affinchè nulla cambi. Mettiamoci in aggiunta questa passione nazionale dello sparlarci addosso, per cui chiunque è certo meglio di noi e, sondaggio dopo sondaggio, finiamo col condizionare anche le statistiche internazionali (ma davvero qualcuno crede che l'Italia per libertà di stampa sia in 57.ma posizione dopo il Botswana e per condizione della donna 59.ma dopo il Bangladesh?). Senza contare che la drammatica crisi dell'editoria da una parte sta espellendo intere redazioni spesso troppo giovani per la pensione e che non troveranno lavoro "fisso" dopo il biennio di cig, dall'altra ha condotto i freelance (malissimo pagati) ad essere ormai oltre la metà della categoria. Una per tutte ricordo l'ignobile urlo "sfigato!" del milionario Beppe Grillo in conferenza stampa contro il collega Vasco Pirri Ardizzone: "un frustrato da 10 euro al pezzo". Magari me ne dessero dieci, ha amaramente commentato Ardizzone. Ultima riflessione, su certi militanti e certi cittadini parlamentari (certi: non generalizzo...) pentastellati. Prendiamo a caso Vito Crimi, primo firmatario di due disegni di legge: per abolire i contributi pubblici all'editoria e per abrogare l'Ordine dei giornalisti. Nel contempo Crimi, che prima non parlava coi giornalisti ("mi stanno sul cazzo") e poi sì, ma dipende, infine s'è lanciato in una proposta di legge per ridimensionare i reati di diffamazione e ingiuria a mezzo stampa. Lodevole, vero? E non importa che in Parlamento siano depositate altre proposte per scongiurare il carcere per reati d'opinione e per evitare l'uso di cause risarcitorie a fini d'intimidazione. Se uno è lodevole è lodevole. Peccato che contemporaneamente i cittadini parlamentari chiedano la modifica dell'articolo 21 della Costituzione per allargarla all'uso su internet, cioè al proprio strumento di propaganda politica. Ultimissima, giuro: la suddetta Costituzione all'art. 49 sui partiti afferma che i cittadini hanno diritto d'associarsi liberamente per "concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale". Sottolineerei il richiesto metodo democratico dell'organizzazione interna; lungimirante, quasi che i padri costituenti s'aspettassero primo o poi il ritorno a partiti personali, o movimenti, con un uomo solo al comando e divieto di dissenso...