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Giulio Signori chi era davvero
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di Marina Cosi E' passato più di un mese, da quando Giulio Signori è morto. Purtroppo purtroppo purtroppo l'ho scoperto soltanto ora, leggendo Ordine Tabloid, e non mi trovo giustificazioni. Ho letto Tabloid, ho cercato sul web i pezzi usciti sui quotidiani. Tutti uguali. E assolutamente parziali: un giornalista sportivo che si occupava di motori ed era soprattutto amico di Gianni Brera. Punto. Ma Giulio Signori è stato ben altro (qui in calce un video con parte della sua ultima intervista). Innanzitutto un vero signore, nome omen, dotato di uno charme ironico e benevolo e di una grande disponibilità verso chiunque. Quindi un compagno, sì un vero compagno, coerente con le proprie idee da quando era un giovane dirigente del CUS Milano sino a quando, pensionato, è stato per due legislature (nostro) consigliere nazionale dell'Ordine. In mezzo una profonda competenza per l'atletica, seguita professionalmente in sei Olimpiadi (nel video racconta di Monaco e di quel tragico "alles kaputt") e privatamente nella lunga amicizia con alcuni grandi campioni. Di gavetta ne aveva dovuta fare molta, dopo che il virus del giornalismo lo contagiò mentre, già laureato in giurisprudenza, stava per rilaurearsi in medicina: dall'agenzia sportiva al Guerin Sportivo, prima di diventare professionista a 38 anni. Veniva da Casale Monferrato e gli ultimi anni di vita li ha passati nel pavese, a Bereguardo, ma il cuore della sua vita è stata Milano. E il Giorno. Già, in quella che veniva definita, a ragione, "la redazione sportiva più rossa d'Italia" Giulio Signori lavorava con colleghi che erano il meglio delle rispettive specializzazioni, anzi che hanno - come ha fatto lui, con l'atletica prima e poi inventando le pagine dell'automotive - cambiato radicalmente, senza ritorno, il modo di raccontare lo sport. "Tutti rossi e tutti matti" dicevano i tipografi con malcelato orgoglio d'appartenenza. Gianni Brera che la redazione l'aveva creata, Mario Fossati (ciclismo), Gianni Clerici (tennis), Franco Grigoletti (pallacanestro), Gianmaria Gazzaniga (calcio). Dotati di grande cultura, appassionati di sociale, hanno spezzato lo stereotipo del giornalista sportivo monomaniaco. Giulio Signori con alcuni di loro - non solo colleghi ma artisti e amici d'una vita, come Carlo Mo e Tai Missoni - condivideva non solo l'appartenenza all'area della sinistra, ma anche una diretta militanza politica. L'impegno sindacale non poteva quindi che essere prima in Rinnovamento e poi in Nuova Informazione, che ha ottimamente rappresentato al Cnog, con quel tratto di discrezione e ragionevolezza infrequente in quei luoghi. Non gli venne chiesto di ricandidarsi per la terza volta, stanti l'età e la condivisa scelta di inserire forze nuove e naturalmente si disse d'accordo "io sono e resto a disposizione, ma è più importante far crescere dei giovani". Giulio, avercene di colleghi e di uomini come te. Ha fatto giusto in tempo a raggiungere i 50 anni di professione e così avere la medaglia d'oro dell'Ordine, al Circolo della Stampa, assieme a Natalia Aspesi, Raffaele Fiengo, Maurizio Chierici, Giampaolo Pansa... E ha chiuso il suo viaggio con coerente discrezione e con altrettanta coerente laicità: concesso un saluto ai suoi cari (la moglie Laura, il figlio Stefano che è anche un collega, la figlia Serena) in camera funebre, s'è fatto portare direttamente a Casale, nella tomba di famiglia... Ricordiamo Giulio con l'ultima intervista per Nuova Informazione, realizzata lo scorso anno in occasione della premiazione per i 50 anni di iscrizione all'Ordine: http://www.youtube.com/watch?v=mukj11HETWk