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Ecco perchè mi dimetto da delegato Casagit
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Oggi, in occasione della prima assemblea dei delegati Casagit dopo le elezioni estive, Maurizio Calzolari, ha rassegnato ufficialmente le dimissioni. Ecco perchè. Quello che segue è il testo dell'intervento svolto da Maurizio Calzolari all'assemblea dei delegati Casagit. Colgo l’occasione di questo incontro per rassegnare ufficialmente le mie dimissioni da delegato Casagit. A giugno la decisione poteva apparire influenzata dall’irritazione per un voto ampiamente scontato e da una campagna elettorale, anche se è difficile definirla con questo termine, caratterizzata da cinismo e sfrontata mistificazione della realtà. Oggi la decisione è irrobustita da elementi concreti: soprattutto dalla persistenza, in talune componenti che hanno plasmato l’attuale vertice Casagit e in singoli esponenti malauguratamente investiti di ruoli di rappresentanza della categoria, della ridicola autocertificazione di “salvatori della Cassa”. In realtà anche oggi è stato possibile verificare che gran parte della rivoluzione copernicana, invocata nel recente passato tra sguaiataggini giustizialiste e falsità informative, avviata da pochi mesi dai pur ottimi nuovi consiglieri, non si discosta, salvo qualche fiocchetto (lo studio attuariale) e una banale concessione agli umori della base (ripristino della biennalità per il rimborso degli occhiali) dai sentieri già individuati e in parte tracciati dal precedente consiglio. Con il supporto decisivo, oggi, di strumenti di gestione contabile interna che sono stati messi a punto dal vecchio CDA che su questo punto si è praticamente immolato con una vero e proprio autodafé. Chiedevamo rispetto allora per il nostro ingrato ruolo e siamo stati sommersi da insulti e demagogia. Assistere oggi alla conferma postuma della validità di gran parte delle proprie scelte, soggettivamente è un elemento di acre soddisfazione, ma non basta per placare la disistima nei confronti di molti degli autori della gazzarra di un anno fa. Al di là dell’insopportabilità del ruolo di ex grillo parlante, la decisione di lasciarvi, senza rimpianti, è maturata a giugno dopo la verifica che la tanto sbandierata fase di salvataggio della Cassa dalle consorterie che l’avevano così malridotta non si è discostata dalle solite logiche di spartizione di potere, per quanto meschino esso sia. La personale esperienza che dura dal 1972 all’interno delle strutture rappresentative di categoria (una pluralità di incarichi nei CDR, otto anni come consigliere di amministrazione dell’INPGI, quattro alla Casagit) hanno cancellato in me ogni traccia residua da anima bella. Però la spettacolarità da mercato di bovini, un vero Foro boario di incarichi e con mediatori letteralmente scatenati, offerta dalle varie fasi della cosiddetta campagna elettorale e dal voto per il rinnovo dei vertici Casagit, mi ha spiazzato. È stato detto che tutto si giustificava nella prospettiva della disponibilità di una nuova ramazza che, si ritiene, in genere “spazzi meglio”. A me è sembrata una volgare, per la sua banalità, operazione di tournover di strapuntini. Che sono piaciuti tanto e che attiravano nonostante le fosche tinte con un cui si dipingeva il presente e l’immediato futuro della Cassa. Nonostante il mio sdegno, non nutro animosità alcuna verso gli attuali consiglieri di amministrazione, molti dei quali conosco da tempo per vari motivi e di cui ho avuto modo di apprezzare le qualità personali. Auguro loro di riuscire ad operare al meglio per completare un lavoro vitale per la permanenza in vita di Casagit. Che è lo scopo, ve lo assicuro, per cui ci eravamo battuti anche noi. E adesso posso anche dirlo senza esitazione, con lucidità e coraggio.