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Digitale terrestre, guerra sull'assegnazione di 10 canali della banda 700 Mhz alle Tlc mobili. Tv locali infuriate: salta lo switch-off al Sud


Si fa rovente la guerra sulle frequenze. L’allarme arriva dalle televisioni locali che chiedono immediati chiarimenti al governo Monti e in particolare al Ministro per lo sviluppo economico, Corrado Passera sull’assegnazione dei canali 50-60 alle Tlc già entro il 2012 anziché alle televisioni. Nella riunione delle Task Force delle aree tecniche di prossima digitalizzazione presso il Ministero dello Sviluppo Economico, è infatti emersa ufficialmente l’ipotesi che l’Italia sostenga nell’ambito dei lavori della World Radio Communication Conference 2012 (Wrc-12) in corso a Ginevra, l’attribuzione entro il 2012 di 10 canali della banda 700 Mhz (canale 50-60 Uhf) per servizi di larga banda mobile al posto della attuale attribuzione per la radiodiffusione televisiva digitale terrestre. Immediata la protesta delle associazioni delle radiotelevisioni italiane, in particolare Aeranti-Corallo, l'associazione delle piccole emittenti tivù, annuncia esplicitamente che, in caso di passaggio delle frequenze a 700 Mhz alla telefonia mobile, lo switch-off dell'analogico in sei regioni del Sud, in particolare in Sicilia e Puglia, "sarebbe impossibile" per mancanza di risorse frequenziali e implicherebbe lo spegnimento di centinaia di emittenti. Sulla stessa linea d'onda anche l'Frt, l'associazione delle tivù locali, secondo cui la mancanza di chiarezza da parte del ministero dello Sviluppo sull'assegnazione delle frequenze porterà le emittenti locali del Sud a bloccare il passaggio al digitale terrestre. La proposta sarebbe partita da Roberto Sambuco, già capo del dipartimento per le Comunicazioni con il ministro Paolo Romani e riconfermato da Corrado Passera. La proposta sarebbe stata avanzata a Ginevra dai rappresentanti del governo italiano, senza un confronto preventivo con gli stakeholders, raccogliendo solo l'adesione di Nigeria a e Camerun e il no da parte degli altri partecipanti, ovvero una quarantina di paesi. La proposta non solo è stata criticata dalle emittenti tivù, ma anche dagli operatori di telefonia mobile, che hanno appena sborsato 3,9 miliardi di euro per l'acquisizione delle frequenze del dividendo digitale (canali 61-69), il cui valore sarebbe pesantemente svalutato dall'eventuale liberazione delle frequenze aggiuntive dei 700 Mhz. Intanto, per lunedì le emittenti televisive sono state convocate al dipartimento per le Comunicazioni per un confronto.
       
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