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Ciao Cono (Salvatore Conoscente), ironico collega


Il collega Salvatore Conoscente, detto Cono, se n'è andato. Un grande dispiacere, una perdita importante per la storia del giornalismo milanese, anche se "Cono" ormai era in pensione da quasi trent'anni. "Cono" perchè era sì napoletano, ma il suo cognome fu troncato secondo la tradizione milanese di far presto anche negli appellativi: la Gabri, l'Ale, il Giampi nei prenomi e il Taglia (bue), il Vigo (relli) ed il Galimba per Galimberti. Bravo come giornalista, ma bravo soprattutto a far squadra, a "crescere" giovani e intere redazioni. Sul Corriere di oggi c'è un bel pezzo di Giampiero Rossi che lo racconta con grande vivezza e che riportiamo qui a seguire per intero. Giampi lo fa sfumando due episodi. Una è la frase di Giancarlo Pajetta, resa garbata, ma che nell'originale suonava: "Compagno, vogliamo rompere i coglioni?!". L'altra è la vicenda della mancata pubblicazione della foto del terrorista di via De Amicis. Ne parla invece oggi, in lungo e in largo, con molta acidità, Vittorio Feltri sul Giornale di oggi. Solo per completezza d'informazione: http://www.ilgiornale.it/news/politica/luomo-che-chiuse-cassetto-anni-piombo-1042605.html. di Giampiero Rossi (Corriere della Sera, domenica 3 agosto 2014) E' morto a 91 anni Salvatore Conoscente, «il Cono», giornalista che iniziò per caso (o meglio per un ordine incontestabile) e diventò caporedattore centrale del Corriere della Sera>, dove si era insediata anche la redazione dell’Unità appena uscita dalla clandestinità. È il 1945, pochi giorni dopo la Liberazione, Conoscente — giovanissimo partigiano — si presenta in via Solferino per consegnare un cliché della testata del quotidiano comunista dissotterrato da chissà quale nascondiglio, al riparo da fascisti e nazisti. Incrocia Giancarlo Pajetta, comandante partigiano appena nominato direttore dell’edizione milanese dell’Unità e dirigente del Partito comunista, che gli ordina di andare a informarsi su una sparatoria avvenuta la notte precedente appena fuori città per poi farne un articolo. «Ma, compagno, io non sono un giornalista», osa dire Conoscente. Pajetta, leader carismatico e potentissimo, lo incenerisce con lo sguardo e gli sibila una frase irriferibile che più o meno può essere tradotta così: «Compagno, vogliamo creare problemi?». Da quel giorno Salvatore Conoscente sarà giornalista per sempre, iscritto all’Ordine dal 1947 e fino a ieri, divertito lui per primo nel raccontare l’aneddoto del suo debutto ai colleghi più giovani. E chi ha lavorato con lui lo ricorda come cronista di razza, di quelli che hanno un fiuto speciale per cogliere le notizie. Così «il Cono» matura una ricca carriera. Prima all’Unità, poi a Stasera, quindi al Giorno e infine al Corriere della Sera, collezionando premi e riconoscimenti, ma soprattutto raccogliendo la stima e la simpatia dei suoi colleghi. In via Solferino arriva all’inizio degli anni Settanta, chiamato dal direttore Piero Ottone a dirigere la cronaca milanese in una fase storica davvero delicata: sono gli anni in cui dalla contestazione studentesca e operaia stanno germogliando le formazioni armate protagoniste della stagione del terrorismo. A Palazzo Marino governa la prima giunta rossa, con il sindaco Aldo Aniasi, e la posizione del capocronista-partigiano cresciuto all’Unità non è semplice. Ma in redazione il clima è tutt’altro: da buon napoletano, Conoscente ha grande senso dell’umorismo, la battuta sdrammatizzante sempre pronta e considera la redazione come una squadra. Anzi, «come una ciurma — ricorda Massimo Nava, firma del Corriere e giovane redattore di quella cronaca — ogni tanto entrava gridando: “Delinquenti, andate a lavorare”». Ma sapeva anche coinvolgere tutti, scegliendo per ciascuno gli incarichi più adatti. «Si muoveva molto per la redazione — racconta il suo vice di allora, Giancarlo Pertegato — percorreva quei corridoio chissà quante volte ogni giorno e trasmetteva quel moto perpetuo a tutti noi». La mancata pubblicazione della (poi storica) foto del militante di Autonomia operaia che punta la pistola ad altezza uomo durante gli scontri del 14 maggio ‘77 culminati nell’assassinio di brigadiere Custra è l’incidente che mette fine alla sua esperienza da capocronista. Ma anche nei successivi incarichi, e persino da pensionato, «il Cono» rimane sempre un giornalista stimato e rispettato, nonostante la sua insopprimibile autoironia.
       
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