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Chi vuol salvare l'informazione e chi briga pro domo sua


I giornalisti italiani vogliono salvare l’informazione, la professione, da anni chiedono la cancellazione dei cococo che nel nostro mondo sono l’equivalente dei riders, desiderano leggi di settore adeguate ai tempi (che sono i tempi dell’online, della multimedialità, dell’algoritmo e del data journalism) e una legge professionale nuova, che faccia chiarezza in una professione radicalmente diversa da quella del 1963. E, soprattutto, vogliono salvare l’Inpgi, l’istituto di previdenza che significa anche autonomia dell’informazione dal potere. Lo vuole la Federazione nazionale della Stampa e lo vuole #ControCorrente che, insieme ai suoi alleati, costituisce la maggioranza assoluta negli organismi della categoria.  Poi ci sono gli altri, quelli che sussurrano al governo, che si fanno accreditare passando attraverso le sale d’attesa dei partiti, che tirano la giacca ai portaborse per avere un appuntamento con questo o quel ministro, che sfruttano le difficoltà strutturali dell’informazione per provare a ribaltare senza passare dal voto democratico della categoria la situazione definita nell’ultimo congresso della Federazione nazionale della Stampa, a Levico. Bene, questi sono quelli che vorrebbero passare all’Inps, sono quelli che hanno un solo chiodo fisso, la protezione di se stessi. Sì, perché loro sono quelli che negli anni hanno spolpato l’Inpgi di tutto il possibile e anche dell’impossibile – dagli scivoli pensionistici fino a quindici anni alle cure termali negli alberghi a cinque stelle, dalle strenne natalizie alle spese per i funerali – senza mai porsi il problema della sostenibilità e delle nuove generazioni, salvo adesso abbaiare alla luna con appelli che grondano malafede. Allora bisogna fare chiarezza, ricordare a chi sta sempre sui social a sparare su Fnsi e Inpgi che nel mondo reale i colleghi li hanno bocciati, che non hanno la rappresentanza delle istanze della categoria, tanto meno della Federazione nazionale della Stampa e dell’Istituto di previdenza. Nel Consiglio nazionale della Fnsi sono una sparuta minoranza, anche se provano a farsi notare facendo rumore, il rumore tipico di chi è abituato a ragionare e agire di pancia. Di fronte ai numeri, è chiaro che i sussurratori rappresentano solo se stessi, solo le loro idee, il loro rancore, il tentativo di far saltare il sistema per riuscire ad accaparrarsi ciò che democraticamente non sono mai riusciti a fare. E’ la Federazione nazionale della Stampa che rappresenta la maggioranza dei giornalisti italiani, nessun altro. E sono gli organismi democraticamente eletti  negli altri enti – Inpgi e Casagit –  che possono parlare a nome della categoria. Tutto il resto è rumore, egoismo, clientelismo e rancore. Comunicato di Controcorrente, 28 giugno 2021
       
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