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Autonomia e Solidarietà: la Scuola di Perugia, la Rai e le polemiche estive


img1024-700_dettaglio2_Rai-Radiotelevisione-italianaNella polemica in corso sulle assunzioni alla Rai di 35 giornalisti provenienti dalla scuola di Perugia due cose colpiscono. La prima è che tutto il dibattito verte su uno solo degli elementi di un accordo sindacale che prevede invece altri capitoli come la stabilizzazione di decine di colleghi precari, la regolarizzazione di contrattualizzazioni atipiche, un concorso per altre decine di posti di lavoro, l'incentivazione all'esodo per colleghi già in possesso dei requisiti per accedere alla pensione. La seconda è la definizione di "aree culturali" utilizzata dal Presidente dell'Ordine per marcare una contrapposizione, un "noi e voi", un "buoni e cattivi", quasi che nel mondo del giornalismo ci fossero campi contrapposti univocamente definiti e riconoscibili. Erano anni che non si ragionava più così. Per quale motivo dobbiamo vestire casacche e iscriverci a partiti? Di che aree parla Iacopino? O meglio, a nome di che area parla? Pare di capire che chiunque abbia motivo di protestare contro la dirigenza degli altri enti di categoria possa contare su di lui come portavoce e difensore; benissimo, se il gioco è questo un'area c'è, quella della protesta a prescindere. Ci sentiamo però di dire che l'altra area culturale è quella di chi la pensa a volte come Iacopino, a volte come Siddi, a volte in maniera diversa da entrambi, chi sa che la realtà va affrontata con tanti strumenti e modi diversi, a volte in maniera forte e a volte col solo ragionamento, chi sa in fondo che dividere in due il mondo è impossibile.
       
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