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"Altro che casta", il sit-in degli invisibili
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Gli echi delle parole della ministra Fornero non si sono ancora spenti. E come potrebbero? Per chi guadagna 4 euro ad articolo, rischiando la vita, essere definito un privilegiato è come uno schiaffo in pieno volto. I precari del giornalismo, ma non solo loro, hanno così indetto per il 26 gennaio un sit in di protesta contro una situazione di giorno in giorno più drammatica e di solidarietà verso tutti quei colleghi che, nonostante tutto, lavorano a testa alta con professionalità e serietà. Giovanni Tizian per primo. E l'appoggio della Fnsi con la sua Commissione Lavoro Autonomo. La Fnsi promuove anche la seconda iniziativa della giornata: alle 20.30 al Teatro Preneste (al Pigneto) se ne discuterà - presenti, assieme a Giovanni Tizian, Roberto Natale (presidente Fnsi), Alberto Spampinato (presidente di Ossigeno e consigliere Fnsi), il magistrato Giuseppe Cascini- durante la presentazione di "Gotica".
Questo il comunicato del comitato “Giornalisti senza tutele: altro che casta” che organizza il sit-in:
Giornalisti senza tutele: altro che casta - “ 4 euro a pezzo e sotto scorta” - siamo tutti Giovanni Tizian! - Sit-in a Roma, piazza Montecitorio 26 gennaio, ore 14-19
Insieme in piazza per dire NO allo sfruttamento, NO alle mafie
Piazza Montecitorio, giovedì 26 gennaio, ore 14 - 19: sit-in di solidarietà per il collega Giovanni Tizian, giornalista precario sotto scorta per le inchieste sulle mafie al Nord, ma anche per “rompere” la solitudine di lavoratori “invisibili” e senza tutele, per chiedere l'immediata approvazione della proposta di legge sull'equo compenso per il lavoro giornalistico autonomo e per sostenere una trattativa sul mercato del lavoro che cancelli il “precariato a vita” e la deregulation selvaggia di questi anni. L'iniziativa è promossa dal Comitato “Giornalisti senza tutele: altro che casta”, costituito per l’occasione dai giornalisti freelance, autonomi e parasubordinati di Stampa Romana e dal coordinamento precari “Errori di stampa” di Roma, ma è aperta all’adesione e partecipazione di tutti quanti, singoli ed organizzazioni, la condividano.
É una tappa della campagna “Io mio chiamo Giovanni Tizian” - promossa dall’associazione daSud – ed è in sintonia con la maratona “Altrochecasta”, organizzata il 22 gennaio a Occupy-Liberazione. Noi giornalisti senza contratto e “invisibili” non siamo una “casta”, come molti credono, né dei “privilegiati”, come ci ha definito un mese fa anche il Ministro del Lavoro Elsa Fornero.
I “paria” dell’informazione
Da sud a nord il mercato dell’editoria si regge sullo sfruttamento: lo dimostrano le cifre. Il giornalismo italiano ha cambiato faccia: gli autonomi e i precari sono ormai più numerosi degli assunti, oltre 24 mila rispetto a 19 mila. Le nostre firme sono sulle principali testate italiane, contribuiamo per oltre il 50% alla realizzazione di quotidiani, periodici, radio, tv, online: eppure siamo quasi tutti sottopagati, senza tutele e sotto il ricatto di perdere il lavoro. Realizziamo inchieste sulla mafia e le sue infiltrazioni al nord, corrispondenze di guerra, reportage da Gaza e dalle rivolte in Iran o Maghreb. Lavoriamo in trincea, fuori dalle redazioni, senza contratto, pagati a pezzo con compensi quasi sempre irrisori, a volte di pochi euro e liquidati a distanza di mesi o con Cococo spesso “capestro”, senza percepire nemmeno un fisso al mese.
Retribuiti peggio di una colf…
Il 26 gennaio ci ritroviamo in piazza accanto a Giovanni Tizian perché non si può essere pagati 4 euro ad articolo e, come sovrapprezzo, finire sotto scorta. Né si può vivere sotto minaccia, com’è capitato a Rosaria Malcangi, vittima di un’intimidazione dinamitarda in Puglia, o come capita in vari modi ad altri colleghi. Né si può farla finita come Pierpaolo Faggiano, suicida lo scorso giugno: a 41 anni veniva ancora pagato soltanto 6 euro a pezzo.
Il precariato sottopagato non è più limitato al “periodo di prova”, cui segue un’assunzione: può invece durare una vita intera, privandoci di un presente dignitoso, rubandoci i sogni, le prospettive di un futuro e a volte anche la dignità personale, prima che professionale. A 30 anni, ma anche a 40 e più anni, si corre tutto il giorno a caccia di notizie, pagati pochi spiccioli, per garantire ai cittadini un bene primario come l’informazione. E poi gli articoli commissionati, ma mai pubblicati, e quindi non pagati: lavoro buttato. Di rimborsi spese nemmeno a parlarne. La pensione? Un miraggio. Lavorare come matti, anche 12-13 ore al giorno senza tutele contrattuali, previdenziali, assicurative, con la paura di essere “scaricati” da un giorno all’altro per far posto a chi accetta di essere pagato ancora meno. Se chiediamo di essere pagati in tempi certi e decorosi o se protestiamo perché ci riducono un compenso già irrisorio, rischiamo di non lavorare più. Se la testata chiude o decide di non aver più bisogno della nostra collaborazione, siamo senza ammortizzatori sociali.
Subito la legge sull’equo compenso: no contributi a chi sfrutta
Un lavoro sempre precario, oltre a ledere la dignità personale, rende il giornalista più vulnerabile, in quanto più facilmente oggetto delle pressioni degli editori. E un’informazione sotto ricatto è un gravissimo danno anche per i cittadini e la democrazia. Chiediamo quindi al Parlamento una rapida approvazione della proposta di legge sull’equo compenso per il lavoro giornalistico “non dipendente” in discussione alla Camera: prevede, tra l’altro, che il rispetto dei compensi minimi debba essere requisito necessario per l’accesso a qualsiasi contributo pubblico da parte delle aziende editoriali.
Chiediamo che si aprano tavoli di trattativa, a livello nazionale e regionale (con i Ministeri e gli assessorati competenti), per stabilire regole certe in un mercato del lavoro sempre più selvaggio e adeguate misure di welfare.
Adesioni
Invitiamo tutti i colleghi freelance e precari, ma anche contrattualizzati, a partecipare al presidio coi loro cartelli, volantini o ad inviare degli slogan (non più di 2-3 righe) che riassumano le condizioni di lavoro nelle loro rispettive testate, entro le ore 13 di martedì 24 gennaio ai seguenti indirizzi: freelance@stamparomana.it oppure 26gennaio@gmail.com .
Vogliamo creare un “mosaico” di storie per fotografare le condizioni di sfruttamento in cui spesso si lavora. È arrivato il momento di dire basta. TUTTI INSIEME!
E lanciamo un appello a tutti quelli che condividono quest'impegno di solidarietà al collega Giovanni Tizian, ma anche di lotta per migliori condizioni di lavoro e poter garantire un’informazione di qualità ai cittadini: unitevi a noi!
Comitato promotore “GIORNALISTI SENZA TUTELE: ALTRO CHE CASTA” (Freelance, autonomi e parasubordinati di Stampa Romana ed Errori di stampa). Aderisce la Commissione lavoro autonomo Fnsi.
E questa invece la manifestazione serale:
Giovedì 26 ore 20,30 Giovanni Tizian a Roma per la presentazione nazionale del libro-inchiesta “Gotica” Dibattito con il magistrato Giuseppe Cascini Parte la seconda fase della campagna Io mi chiamo Giovanni Tizian Buone pratiche antimafie per cambiare l'Italia Teatro Centrale Preneste (zona Pigneto) via Alberto da Giussano, 58 Le mafie stanno sopra e sotto la linea Gotica. Stanno al Sud, come al Nord e a Roma è diventata una capitale anche per loro. Fanni affari, stanno nel cuore vivo delle città, parlano con la politica, infiltrano le professioni, immettono soldi freschi nel mercato in crisi. Sono parte della nostra società. Hanno e gestiscono consenso, trovano sempre maggiori complicità. Giovanni Tizian, giornalista e militante dell'associazione daSud, lo ha denunciato con inchieste per diversi giornali e anche nel libro “Gotica. ’Ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea” (Round Robin Editrice) e per questa ragione da quasi due mesi è costretto a vivere sotto scorta. L'associazione daSud ha lanciato la campagna “Io mi chiamo Giovanni Tizian” per tenere alta l'attenzione sul giornalista e ribadire che la lotta alle mafie – da Sud a Nord – deve essere una priorità del Paese. La campagna – che ha avuto tappe a Bologna, Modena, Napoli, Palermo, Torino e molte altre città d'Italia e che vive con migliaia di adesioni sul web - torna a Roma, con Giovanni Tizian che presenterà per la prima volta nella Capitale il suo libro-inchiesta “Gotica” insieme al magistrato antimafia Giuseppe Cascini, segretario nazionale dell'Associazione nazionale magistrati. L'incontro sarà anche l'occasione per lanciare la seconda fase della campagna “Io mi chiamo Giovanni Tizian” con la proposta di diffondere buone pratiche antimafie per cambiare l'Italia. L'incontro si svolgerà al teatro Centrale Preneste (nel quartiere Pigneto, in via Alberto da Giussano 58) ed è organizzato dall'associazione antimafie daSud insieme alla Mediateca Giuseppe Valarioti. Partner dell'evento sono la Federazione nazionale della Stampa, la Fondazione Libera informazione e Ossigeno per l'informazione. La manifestazione ha il patrocinio del Municipio VI. Per informazioni e adesioni iogiovannitizian@dasud.it www.iomichiamogiovannitizian.org