Aggiornato al

Al Consiglio nazionale va in scena il nostro futuro


C'è tutto un mondo che sta affrontando una curva a doppio gomito, spaventato su cosa l'aspetta e rabbioso per quel che ha perso. E noi, giornalisti, che questo dovremmo raccontare agli altri, siamo a nostra volta immersi in una crisi radicale, che non è soltanto economica ed occupazionale, ma d'identità. Con queste premesse il Consiglio nazionale del 28 aprile non poteva che essere acceso e combattuto. Il primo vero CN dopo il Congresso - il precedente avendo giusto provveduto alla nomina del vertice Fnsi - ha debuttato con una contestata, ma necessaria, inversione dell'ordine del giorno. Prima l'esame e l'approvazione dei bilanci federali, consuntivo 2014 e preventivo 2015, e dopo le relazioni di presidente e segretario. In mezzo l'intervallo durante il quale Raffaele Lorusso ha incontrato il presidente Fieg Maurizio Costa per discutere assieme "la" notizia arrivata poco prima dal governo: fondi per i prepensionamenti disseccati per venire dirottati sul sostegno diretto a testate cooperative, di partito, di minoranze linguistiche... Dunque i 234 giornalisti in lista d'attesa per il prepensionamento, i contratti a termine in attesa di trasformazione a t.i., le redazioni in solidarietà? Scordarceli? Approfondire ulteriormente le sofferenze dell'Inpgi? Certo, mica basta un niet del braccio destro del braccio destro del premier..., occorre che sia varato un apposito strumento di legge. Ma prima, cioè subito, occorre stringere un asse di ferro tra Fnsi e Fieg e quindi procedere sull'Inpgi ad un intervento che sia non solo "coraggioso" (parola ambigua e per questo strausata, soprattutto per tagliare un po' qua e un po' là, lasciando intatto il modello), ma che ridisegni l'Istituto sulla base della professione com'è oggi. Oggi e domani, non ieri: un mondo dell'informazione sideralmente diverso dal Corrierone anni Ottanta (leggersi la spietata analisi del direttore del Washington Post, qui sotto: Il trasloco). Tornando dunque alla seconda parte del Consiglio nazionale, ecco che la discussione è esplosa - con inevitabili estremizzazioni polemiche da parte dell'opposizione, ci stà - prefigurando già lo scontro prossimo sull'Istituto fra posizioni arroccate in difesa, magari generazionale, magari territoriale, magari del proprio corpo elettorale, e posizioni riformatrici. Non sarà facile, ma indispensabile sì, il compito di una dirigenza stretta fra i previdenzialisti che vorrebbero buttare a mare l'assistenza e gli assistenzialisti ad oltranza che ancora giudicano che i conti siano una variabile indipendente. Tempi strettissimi, un paio di mesi al massimo. Così l'Istituto, che non era all'ordine del giorno del Consiglio, è stato invece il tema trasversale di interventi, di mozioni trasformate in raccomandazioni, di buone analisi e anche di smemoratezze delle proprie posizioni passate. Tutti però condividendo lo sconcerto nei confronti di un certo "dilettantismo" governativo. Esempio: il sottosegretario Luca Lotti, qualche giorno fa - come ha ricordato Gabriele Lorusso alla platea - si era permesso di scherzare così: "Vi metto tutti attorno a un tavolo e se ne vedranno delle belle...". E intanto rimetteva in gioco "quell'economia assistita che tanti guasti ha provocato alla socialità" (Lorusso). Ovvero gli spregiudicati ricorsi alla "legge" Manifesto: chiudere senza pagare nessuno, riaprire salvando il diritto soggettivo sulla testata, mollare la patata bollente all'Inpgi che paga cioè che paghiamo. Come avrebbe commentato la volpe andreottiana: dilettanti... (in ogni caso meglio dilettanti per bene che astuti andreottiani per... Ndr). andreotti Comunque "siamo ad un punto di non ritorno" ed è da qui che occorre ripartire. Lo strumento è quello principe del sindacato: il contratto. Che dovrà essere inclusivo. In una situazione in cui per la categoria si prevedono forme e modalità invece cancellate nel Jobs Act (cococo, contratti a termine e passaggi al tempo indeterminato), dove una sentenza del Tar del Lazio ha cancellato l'accordo del giugno scorso sui freelance, dove segna il passo la proposta del Giurì dell'informazione, dove l'italica resa dei conti con la categoria passa anche da sanzioni antieuropee sulle intercettazioni. In buona compagnia, se si guarda a quanto accade oltre i confini francesi e spagnoli. Nè ci si consola pensando a quanto accade in Turchia ( http://europeanjournalists.org/campaigns/turkey-set-journalists-free/)... Insomma, tornando agli spunti del Consiglio nazionale - non a far la cronaca della giornata -, il presidente Della Volpe ha raccolto le sollecitazioni provenienti da parti diverse e prospettato, entro giugno, un invito al presidente Camporese per discutere di numeri e prospettive dell'Istituto, e dunque della categoria, assieme alla Giunta Fnsi (opportunamente allargata...). L'Inpgi - cito Guido Besana - è un istituto privatizzato con al proprio arco molte frecce, trovate a suo tempo da Cescutti, che se usate bene ed in sintonia con la parte datoriale gli consentono di agire unilateralmente... Contro i tempi che stringono ed i fantasmi che si affacciano occorre ragionare intensamente. Su due questioni, come Besana dixit: sulle cifre vere e sull'idea che abbiamo di questo sistema. Poi la scelta che si presenterà è fra il ridisegnare l'Inpgi e pensare di convincere questo governo a far intervenire la mano pubblica. Prima della decisione da compiere al bivio, però, occorre chiarirci sul modello di professione di riferimento: se quel mondo polverizzato ma interconnesso di comunicatori dell'informazione che sta avanzando o la Fortezza Bastiani delle redazioni Anni Ottanta. Col che si torna all'inizio di questo pezzo... Ci toccano riflessioni urgenti, basate sui dati di fatto, lontane dalla retorica, restando consapevoli dei rischi e delle incognite. Ma è il sindacato, bellezza. Firmo per prendere esclusivamente su di me la responsabilità di quanto scritto, che riguarda solo una parte del dibattito e che coincide con quel che ho capito del Consiglio, assenze per telefonate e corridoi a parte. Marina Cosi
       
    Il sito Archivio notizie

logo nuova informazione