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Addio Pino Rea, rigore e bonomia. Avercene
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di Oreste Pivetta Nella sera del 7 luglio è morto Giuseppe Rea. Per tutti era Pino Rea. Si sapeva della sua malattia. Ma aveva solo settantasette anni e si sperava che ce la potesse fare ancora. Era nato nel maggio del 1944 a Grottaglie in provincia di Taranto. Era salito a Firenze nel 1975, quando aveva cominciato a lavorare come cronista al Nuovo. Dal 1976 e per alcuni anni era stato corrispondente dalla Toscana per la Repubblica. Dopo Repubblica era passato a Paese Sera, per concludere la sua carriera professionale all’Ansa. S’era molto occupato di giudiziaria, seguendo vicende di grande rilievo nazionale: dalla orrenda storia del “mostro di Firenze” alla strage mafiosa di via dei Georgofili. Si era molto impegnato in battaglie sindacali, era stato presidente della Associazione stampa toscana e poi consigliere nazionale della Fnsi. Era stato tra gli animatori di Lsdi (Libertà di stampa diritto all’informazione) e di Isf (Informazione senza frontiere). Sapeva che a difesa di un mestiere che andava rapidamente e radicalmente mutando era indispensabile guardare in casa propria ma anche altrove e comunque sempre con scrupolo, con dedizione. Da ultimo era stato eletto consigliere nazionale dell’Ordine e come consigliere dell’Ordine ho avuto l’occasione di conoscerlo e di frequentarlo, di ascoltarne non solo gli interventi in consiglio, ma soprattutto i consigli, i pareri, i giudizi che sapeva dare con pacatezza, equilibrio, rigore. Soprattutto con onestà. Pino Rea era stato combattivo assertore della riforma dell’Ordine e aveva formulato, con il collega Bonini, una proposta che aveva il pregio della chiarezza e della risolutezza, una proposta che avrebbe sicuramente contribuito a rinnovare un organismo vecchio di sessant’anni, costruito per un sistema dell’informazione e della comunicazione ormai travolto da una rivoluzione culturale e tecnologica. Si poteva dissentire con Pino, ma la discussione non andava mai oltre la pacatezza, la voglia di riflettere insieme, di confrontare le idee. Anche nei momenti peggiori, non negava mai un sorriso e una parola. Una parola che era quasi sussurrata. Ma questo era il suo stile. È morto in ospedale a Firenze, dove era ricoverato, Pino Rea, giornalista dell'Ansa fino a metà degli anni 2000, quando andò in pensione, e prima ancora corrispondente dalla Toscana per Repubblica e cronista di Paese Sera. Molto impegnato negli organismi della categoria, fu anche presidente dell'Associazione Stampa Toscana e del Gruppo Cronisti Toscani, consigliere nazionale della Fnsi e dell'Ordine, fra i promotori di Lsdi (Libertà di stampa diritto all'informazione) e di Isf, Informazione senza frontiere. Firenze, 7 luglio 2020 - È morto ieri sera, in ospedale a Firenze dove era ricoverato, Giuseppe Rea, conosciuto come Pino, giornalista dell'Ansa fino a metà degli anni 2000 quando andò in pensione. Nato il 16 maggio 1944 a Grottaglie (Taranto), viveva a Firenze dal 1975, quando si era trasferito per lavorare come cronista al Nuovo. Era stato poi corrispondente dalla Toscana per Repubblica (dal 1976 al 1978), passando alla redazione di Paese Sera per approdare poi alla redazione fiorentina dell'Ansa nel febbraio 1982. È stato soprattutto un giornalista di cronaca giudiziaria, occupandosi dall'inchieste sul terrorismo in Toscana alle indagini sui delitti del mostro, dalla strage mafiosa di via dei Georgofili ai rapimenti. Rea è stato impegnato anche nel sindacato: è stato presidente dell'Ast e del Gruppo Cronisti e consigliere nazionale della Fnsi. I funerali si svolgeranno domani alle 10 nella chiesa di Sant'Ambrogio a Firenze. https://www.fnsi.it/firenze-addio-al-giornalista-pino-rea-il-cordoglio-della-fnsi-e-dellassostampa-toscana https://www.fnsi.it/e-la-stampa-bellezza-la-stampa-e-tu-non-ci-puoi-far-niente-un-gruppo-di-giornalisti-e-amici-ricorda-pino-rea