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118 giornalisti uccisi nel 2014. Pakistan, Siria, Afghanistan e Palestina i Paesi più a rischio
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I terribili fatti di Parigi riaccendono l’attenzione sulla professione giornalistica, in particolare sul sacrificio di numerosi cronisti che ogni anno perdono la vita facendo semplicemente il loro lavoro. Sono 118 gli operatori dell’informazione che nel 2014 sono stati uccisi con attentati, agguati o cadendo sotto i colpi della battaglia che stavano documentando. Tredici in più rispetto all’anno precedente, un aumento che sottolinea l’inadeguatezza delle misure prese per proteggere i reporter che lavoro nelle zone difficili in tutto il mondo. L’ascesa del Pakistan. Asia e Medio Oriente restano le aree più pericolose al mondo dove essere giornalisti. Nel 2014 la maglia nera della sicurezza l’ha vinta il Pakistan dove otto reporter e sei operatori hanno pagato con la vita il prezzo del loro mestiere. “In Pakistan – scrive la Pakistan Federal Union of Journalists (IFJ) – i giornalisti vivono sotto la costante minaccia di omicidi, molestie e altre violenze da parte di attori statali e non. Il problema non è solo la sicurezza, ma anche disoccupazione e stipendi non pagati. Il 2014 più degli altri è stato un anno caratterizzato dalla violenza”. Al secondo posto c’è la Siria, dove nell’anno passato hanno perso la vita in 12 tra giornalisti e personale tecnico. Seguono Afghanistan e Palestina con nove perdite e Iraq e Ucraina con otto.