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#sindacato2022: il nostro programma

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Nuova Informazione nasce nel 1986 per dare voce ai giornalisti che credono in una stampa libera, al servizio dei cittadini, espressione di quell'articolo 21 della Costituzione che tutela la libertà di pensiero.

Da lì proseguiamo, sulla stessa linea ideale, perché dal prossimo Congresso la Fnsi riprenda un cammino che abbiamo contribuito a tracciare. La sfida è carica di nuovi e drammatici problemi in un Paese che oggi è al 58° posto della classifica sulla libertà di stampa. I processi di precarizzazione e frammentazione che disgregano le redazioni, polverizzando il lavoro e degradando la qualità dell’informazione professionale vanno fermati.

Nelle redazioni si vive sempre peggio, perché gli organici sono falcidiati dall’uso degli ammortizzatori sociali e dello smart working, ma anche per l’utilizzo scorretto dei collaboratori e dei service, per l’introduzione di sinergie fuori controllo, per il ricorso ad appalti, per le direzioni multiple e il mancato rispetto di troppe parti dei contratti di lavoro. Redazioni sovraccariche di lavoro in cui si vive male producono ovviamente informazione poco verificata, poco approfondita, poco arricchita; informazione di bassa qualità e di basso valore.

Questo avviene sullo sfondo di una situazione generale contrassegnata da una parte dalla recessione economica e dall’altra dallo sviluppo di sempre nuovi canali informativi che producono radicali trasformazioni del settore editoriale e della professione. Con nuove figure professionali che avrebbero richiesto un rapido riconoscimento in tutti gli organismi della categoria: Fnsi, Inpgi, Ordine, Casagit e Fondo.

Invece abbiamo un Ordine quasi fermo a una legge del 1963, ancora diviso - come 59 anni fa - tra professionisti e pubblicisti che sembra non vedere i grandi cambiamenti nei sistemi di produzione e diffusione delle notizie e che di fatto ignora i tanti, nuovi giornalisti del terzo millennio.​ Servirebbe una legge di riforma radicale che invece continua a essere rinviata nell’indifferenza interessata della politica che a un giornalismo autonomo e libero ne preferisce uno remissivo e controllabile. È evidente infatti che il loro riconoscimento ordinistico li porterebbe appieno nella “casa dei giornalisti”, in tutti gli Enti, e darebbe nuova dignità e maggiori garanzie deontologiche a tutti. Non aver spalancato le porte alle migliaia di nuovi giornalisti di fatto cresciuti nella rivoluzione digitale è peraltro la causa principale di un progressivo assottigliarsi del numero dei giornalisti dipendenti, con riflessi drammatici sui conti degli enti economici di categoria, e del basso reddito dei giornalisti autonomi, i cui spazi di crescita sono occupati da altre figure del mondo della comunicazione. È un fenomeno speculare a quello che vede le risorse pubblicitarie e diffusionali drenate dai grandi player internazionali, gli Over the top che nessun Governo vuole vedere come cardine di un problema di democrazia.

Nel dibattito che si svolgerà a Riccione vogliamo sottolinea le nuove esigenze di rappresentanza dei professionisti di domani, sempre più spesso lavoratori autonomi, digitali, connessi, estranei all’editoria classica. Anche però le esigenze deontologiche e formative di professionisti che non devono essere lasciati soli, cui servono contratti, retribuzioni, previdenza e welfare.

Nuova Informazione vuole continuare la sua battaglia civile, per questo vi chiediamo di sostenere, con il voto, il nostro programma. Un voto per dare vigore e rilanciare la battaglia a difesa dell’autonomia dei giornalisti attraverso:

  • Il rilancio dell’azione sindacale, a partire dalla contrattazione con la Fieg, anche attraverso un ampio programma di formazione sindacale e alfabetizzazione ai diritti di tutta la categoria, iscritti e non.
  • Un approccio più coraggioso al conflitto, la categoria si deve scrollare di dosso certe paure.
  • Una radicale riforma dell’Ordine con la laurea in giornalismo come unica via d’accesso, il superamento del pubblicismo, il riconoscimento pieno di tutte le nuove figure create dalla rivoluzione digitale. Da qui deve discendere un ripensamento di tutti gli Enti, a partire dal Sindacato.
  • La richiesta di una legge che ponga un vero tetto alle concentrazioni, superando la legge Gasparri e il SIC.
  • Mobilitazione per una nuova legge sui giornalisti pubblici, che aggiorni la 150.
  • Rilancio sull’equo compenso: occorre superare lo stallo riunificando il percorso della legge di settore con quella per le professioni e sui compensi giudiziari, nonostante la sentenza del Tar del Lazio.
  • Querele temerarie e carcere: sono strumenti di intimidazione che hanno assunto una dimensione ricattatoria inaccettabile. Servono nuove norme per le quali la Federazione deve aprire subito il confronto con tutte le forze politiche.

 

 
       
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