Informazione locale sotto assedio
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Informazione locale sotto assedio

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Massimo Pullara Nessuna valutazione

Diamo i numeri: 1.500 chilometri, tra Milano e Palermo; 40 anni di storia per Tgs (la televisione dell'isola); 9 i dipendenti licenziandi (cioè tutti).

Ma in mezzo, tra questo disastro annunciato e invece la conclusione ad esuberi 0 (zero), c'è stata l'estenuante, ma vincente trattativa condotta dal CdR e dalla Fnsi nella persona del vicesegretario Guido Besana. Una realtà drammatica che Massimo Pullara, membro del comitato di redazione, bene inquadra come parte di un più vasto attacco all'informazione locale.      

Un sipario che stava per calare definitivamente, ancora una volta, su una parte del mondo dell’informazione di questo Paese.
Il sipario è calato solo a metà. Lo spettacolo continua ma sul palcoscenico ci saranno meno attori, una scenografia più povera e forse meno attraente, con un’incognita però ancora salda: il finale.
Una banale metafora per raccontare come la Sicilia abbia perso una fetta importante dell’informazione locale; una fetta di quel diritto sancito e tutelato dalla Costituzione ma che crisi economica e impreparazione di molti editori mettono ogni giorno sempre più a rischio.
È la storia di Tgs (Telegiornale di Sicilia), emittente storica dell’isola, leader dell’informazione in Sicilia. Quaranta anni di cronaca e approfondimenti su uno dei territori più difficili del Paese. Un’emittente parte del grande gruppo editoriale Giornale di Sicilia e che comprende anche una radio e un sito internet.
Appartenuto dalla sua fondazione, 1860, alla famiglia Ardizzone e acquisito quattro anni fa dal gruppo Ses, editore della Gazzetta del Sud.
Ridotto ai minimi termini il quotidiano, con esodi volontari, prepensionamenti e licenziamenti, due anni fa è stata la televisione a finire nel centro del mirino. Prima il passaggio (imposto senza accordo) dal contratto Fieg-Fnsi all’Aereanti Corallo per i tre redattori in organico, poi alcuni periodi di cassa integrazione (con inspiegabili nuove assunzioni in periodo di crisi), infine la decisione di cambiare il piano editoriale, di rinunciare all’informazione “non più strategica”, come annunciato dall’Editore.
Un Editore che dichiara “non più strategica” l’informazione sulla sua emittente di punta e con un nome che indica un’inequivocabile vocazione: Telegiornale di Sicilia.
La fine di 40 anni di storia, la chiusura di una redazione, il licenziamento di nove persone tra giornalisti e tecnici.
Durante la trattativa, all’apertura della procedura di licenziamento collettivo, la delegazione Fnsi (condotta dal vice segretario nazionale Guido Besana) ha evitato il tracollo.
Tgs resta in piedi, il tg sopravvive.
Ne hanno fatto le spese solo due giornalisti, due volti storici dell’informazione in Sicilia, sullo schermo da 33 anni.
Il tracollo è stato evitato ma, ancora una volta, ad un prezzo troppo alto: licenziamenti, perdita di qualità, assoluta incertezza sul futuro.
E’ accaduto in Sicilia, ma non è una storia siciliana. E’ una storia che riguarda tutta l’Italia.
L’ennesimo campanello d’allarme che non può, non deve essere sottovalutato.