I media fra le vittime della guerra
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Deontologico

I media fra le vittime della guerra

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“Difendere la libertà di stampa in tempi di tensione e conflitto”, è il titolo che il Consiglio europeo dei giornalisti (Council of Europe Platform to Promote the Protection of Journalism and Safety of Journalists) ha voluto dare alla sua relazione annuale.

Un rapporto scritto all’ombra dell’invasione russa dell’Ucraina, iniziata il 24 febbraio scorso, e del suo impatto “anche” sulla libertà dei media e sulla sicurezza di almeno un centinaio di giornalisti impegnati sul campo. Inclusi quelli russi, sottoposti a censura di guerra: il 4 marzo la Duma (noi diremmo la Camera) ha approvato una nuova legge che vieta l’utilizzo di parole come “guerra”, “invasione”, “aggressione” per descrivere quel che sta succedendo in Ucraina.

Vita difficile, dunque, per i colleghi russi, che rischiano anche pene sino a 15 anni se attaccano l’invasione, se chiamano la guerra col suo nome, se danno informazioni giudicate “false” o fuorvianti. Non è breve, sono 83 pagine, ricche anche di grafici e tabelle, cui val la pena dare un’occhiata: 1680a64fe1 (coe.int)